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Cronaca
09.05.2016 - 12:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

LuganoAirport, quello scalo che è di tutti e di nessuno. Il direttore e il CEO di Darwin lanciano l'allarme: "Ci sentiamo abbandonati. Dal Cantone, dal turismo, dall'economia"

Riflessioni a margine dell'inaugurazione del volo Lugano-Sion. Sullo scalo manca una convergenza di idee, di visioni e di volontà...

di Marco Bazzi

Forse, a pensarci, c’è un problema: considerare l’aeroporto di Lugano unicamente come un collegamento con Zurigo o Ginevra, o in estate con due o tre mete marittime, è un grave errore. Significa concepire l’aeroporto unicamente come stazione di “output” e non di “input” – o, per dirla in gergo turistico, di “outgoing” e “incoming” - e relegarlo a scalo destinato prevalentemente ai ticinesi.

In altre parole, Lugano Airport esporta ma non importa passeggeri. E in questo senso non contribuisce, come potrebbe e dovrebbe, allo sviluppo del turismo.

I vertici dell’Aeroporto e di Darwin - compagnia senza la quale oggi lo scalo di Agno non avrebbe probabilmente più voli di linea - si sentono in un certo senso “abbandonati”. Quasi come se l’aeroporto fosse al tempo stesso di tutti e di nessuno. Una roba che è lì, in attesa di chissà quale incerto futuro. Senza poi dire degli ostacoli tecnici e pianificatori che ne frenano il decollo.

La riflessione, che secondo noi va quantomeno fatta, prende spunto dal viaggio inaugurale Lugano-Sion, che si è svolto ieri. Ogni domenica un velivolo dell’Etihad-Darwin collega Lugano alla città vallesana, in andata e ritorno.
Il volo è nato su richiesta di un tour operator di Sion che aveva bisogno di un collegamento con Palma di Majorca. Siccome l’aereo non poteva essere basato nel piccolo aeroporto vallesano, la direzione di Ethiad ha deciso di farlo partire da Lugano, creando così un collegamento.

E ieri, a parte gli invitati – spiccava l’assenza di almeno un rappresentante della Città di Lugano, maggiore azionista di Lugano Airport – c’erano già a bordo anche una ventina di passeggeri “veri”. Il volo su Sion – che costa un centinaio di franchi andata e ritorno - può essere interessante per chi vuol trascorrere una settimana in Vallese, da domenica a domenica, ma anche per chi da Lugano vuol raggiungere Palma in un paio d’ore con un breve scalo tecnico a Sion.

Ma torniamo al punto: l’agenzia turistica di Sion porta turisti vallesani alle Canarie. E la domanda è: perché i tour operator ticinesi non fanno lo stesso con altre destinazioni di vacanza, creando e promuovendo dei voli charter estivi? Certo, è più facile ed economicamente meno rischioso mandare i clienti a Malpensa, o farli partire da Zurigo… Ma il discorso rientra in quell’attenzione al territorio e alla sua economia che non dovrebbe valere soltanto quando ci si lamenta dei padroncini o di chi fa la spesa in Italia.

Questa però è solo una parte del problema. L’altra è quella legata all’input: perché gli enti e gli operatori turistici non utilizzano l’aeroporto per portare in Ticino villeggianti dall’Inghilterra, o dall’Olanda, o dal nord della Germania?

Però, bisogna cambiare paradigma: se si crea un collegamento Lugano-Londra, per esempio, non ci si deve chiedere soltanto “ma quanti ticinesi lo useranno?”. Bisogna creare dei flussi turistici dalla capitale inglese verso il Ticino. Ma per farlo bisogna crederci, investire risorse, aprire nuovi mercati invece di continuare a insistere soltanto su Germania e Svizzera tedesca…

Se negli ultimi anni lo scalo di Agno avesse goduto di un millesimo della fiducia e delle attese che il Ticino intero, istituzionale, turistico ed economico, ripone oggi in Alptransit, probabilmente sarebbe diventato un pilastro del cosiddetto “sistema paese”.

Il primo responsabile di questa assenza di interesse, secondo il direttore di Lugano Airport, Alessandro Sozzi, è il Cantone, che pure è azionista di minoranza della società di gestione. Nel senso che, secondo Sozzi, il Cantone non ha utilizzato lo scalo come elemento di promozione economica e turistica.

Un’opinione condivisa anche dal CEO di Darwin, Maurizio Merlo, che aggiunge: “Abbiamo perso l’aereo, è proprio il caso di dirlo. L’aeroporto può portare ricchezza, turisti, può creare nuovi posti di lavoro. Può essere una fonte di attrazione e di sviluppo”.

Ed entrambi dicono: “In ogni realtà europea i primi sponsor di un aeroporto sono gli operatori del turismo, gli albergatori, gli industriali. Ma nei confronti di Agno manca attenzione e mancano convinti segnali di sostegno e di fiducia perfino da TicinoTurismo…”.

Ma l’impressione è che manchi un progetto chiaro, una convergenza di idee, di visioni e di volontà. Che anche sullo sviluppo dell’aeroporto di Lugano il Ticino sia sfilacciato, perso nella solita politica dello scaricabarile. Ma più che un’impressione è una delle tante amare constatazioni.

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