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Cronaca
25.02.2017 - 17:560
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Giubiasco, il proprietario della barboncina Neve uccisa due anni fa da un cane di grossa taglia, ci scrive. E racconta le sue peripezie per ottenere giustizia, tra Comune, veterinario cantonale e Ministero pubblico. "Oltre al dramma, la beffa: fui multato

"Provo un intenso senso d'angoscia, perché se un episodio come quello del 4 giugno 2015 dovesse verificarsi, rimarrebbe impunito per tutta una serie di elementi che si concatenano e non portano a sanzioni adeguate. Ora voglio sapere com'è stata sanzionata la padrona del cane che ha sbranato Neve"

GIUBIASCO – Il fatto fece clamore. Accadde il 4 giugno del 2015. Lo raccontammo così.. “Le ha strappato il barboncino dalle braccia e lo ha ucciso. Ed è stata pure ferita alla mano. Brutta disavventura questa mattina a Giubiasco per la proprietaria di un cane di piccola taglia. Erano circa le 10.30 del mattino quando, mentre stava passeggiando in via della Posta in attesa di recarsi con un'amica per una gita al Tamaro, la padrona del barboncino si è imbattuta in un cane di grossa stazza, circa 40 chili, che è improvvisamente sbucato fuori dalla sua abitazione senza guinzaglio né collare. Secondo la ricostruzione fornita alla polizia il grosso cane ha immediatamente puntato il piccolo. La padrona del barboncino - il cane si chiamava Neve e aveva sei anni - per proteggerlo lo ha subito preso in braccio. Ma l'animale "aggressore" non ha desistito, anzi si è avventato sulla donna strappandole dalle braccia il suo affezionato cane e ferendola a una mano…”.

In seguito la padrona del cane aggressore ci scrisse per precisare la sua posizione (leggi qui).

Ora B. B., il padrone della barboncina uccisa, ci scrive una lettera raccontando la sua peripezia per ottenere giustizia… Ecco la sua lettera.

“Dal giorno dell'atroce episodio chiesi al Municipio di Giubiasco un intervento atto a sanzionare la proprietaria del cane, il quale fu abbattuto dal veterinario dottor Carlo Keller un'ora dopo l'aggressione. Fui tanto inaspettatamente quanto immediatamente avvisato telefonicamente direttamente dal medico, che mi confermò la morte dell'animale.

Il Municipio mi rispose che, non disponendo di un regolamento comunale, il fatto era - a loro dire - di competenza del veterinario cantonale. Fu così che descrissi la tragica vicenda al medico i cui funzionari mi multarono per non aver seguito i corsi obbligatori per un importo pari a duecentoquaranta franchi.

Essendo stato conducente per cani da catastrofe durante tutto il servizio militate attivo, ed avendo superato l'esame militare federale con conseguente ammissione nelle truppe speciali, sostenni la tesi che questo servizio avrebbe dovuto essere almeno parificato a un corso di un giorno organizzato dalle cinofile, su mandato del Cantone. Così non fu e il veterinario - nonostante gli chiesi di mostrarmi la legge che definiva la parificazione non valida - non lo fece e mi confermò la multa; questo trascorso ormai un anno e infinite scambi di mail.

Mi rinviò alla responsabilità del comune di Giubiasco, che mi scrisse di non poter intervenire, stigmatizzando la posizione iniziale. Fui obbligato a seguire i corsi, spendendo, per i miei barboncini, circa seicento franchi. Profondamente scosso da questo tanto ripetuto, quanto infruttuoso rimbalzo di responsabilità chiesi da un lato a un avvocato di avviare una causa civile e dall'altro e al termine d'innumerevoli pressioni, ottenni finalmente un appuntamento con il veterinario cantonale. Gli posi un ultimatum incalzandolo sul fatto che, come cittadino, non approvavo la sua modalità di defilarsi dalle sue responsabilità di funzionario pubblico e il suo modo di porsi in generale. Gli concessi due settimane per informarmi dettagliatamente sulla legge cantonale, che mi giunse puntualmente a casa.

Gli articoli sulla legge dei cani recitano:

1. Il proprietario di un cane è responsabile del proprio animale.
2. Chi perde il controllo sul proprio animale causando ferimenti o morte è punibile con una multa fino a 20.000.
3. Il Municipio è responsabile dell'applicazione della legge.

Sulla base di questa prova indirizzai una lettera durissima al Municipio di Giubiasco, la quale ebbe un effetto dirompente.

Il sindaco, l'avvocato Andrea Bersani mi convocò immediatamente presso la cancelleria e si scusò più volte per non aver verificato a sufficienza l'operato suo e dei suoi collaboratori.
Gli chiesi d'avviare immediatamente una procedura nei riguardi dell'irresponsabile che favorì, con la sua totale negligenza, di consumare lo scempio del mio cane in una tranquilla mattinata di giugno.
La causa civile si concluse dopo diciotto mesi (con infinite limitazioni di legge), con un risarcimento a mia figlia pari a 4.500 CHF (ne investì quasi altrettanti per pagare l'avvocato), mentre il Municipio di Giubiasco, al termine di due telefonate, due virtuose visite allo sportello della cancelleria e una mail che sostennero di non aver mai ricevuto, ma della quale ho copia (con data e ora), attraverso la segretaria comunale m'hanno rassicurato che la responsabile è stata punita pecuniariamente. Nonostante le ripetute sollecitazioni non sono finora riuscito a conoscere l'importo della multa.

Se non fosse stato per la mia caparbietà e determinazione, non avrei mai raggiunto nemmeno questo obiettivo minimo. Sono profondamente sconcertato dal funzionamento della giustizia (nel caso specifico), ed anche dal procuratore Antonio Perugini che ha emesso un non luogo a procedere nonostante che, in caso di ferite o di morte, era tenuto a scegliere un'altra via (questo m'è stato confermato da uno tra i più illustri penalisti di questo Cantone al quale chiesi consiglio dopo la conclusione del caso). Infine, accanto a troppi muri di gomma, disorganizzazione, une specie di sottile omertà e tanta reticenza ad affrontare responsabilmente casi come questi con la dovuta determinazione, mi ritrovo a dover risolvere l'ultimo quesito e cioè: "Mi sarà consentito, quale cittadino leso, conoscere l'entità pecuniaria della sanzione commisurata alla responsabile di questa brutale aggressione?".

Ho la gioia di ospitare nella mia abitazione tre splendidi barboncini nani ma, ogni qualvolta esco a passeggio, ho paura quando incontro padroni di cani di grossa taglia che non sono in grado di gestirli, oppure quando passo davanti a proprietà recintate e il cancello viene scosso da animali nervosi che s'arrampicano sulle sbarre per uscire, abbaiando con estremo vigore.

Provo un intenso senso d'angoscia, perché se un episodio come quello del 4 giugno 2015 dovesse verificarsi, rimarrebbe impunito per tutta una serie di elementi che si concatenano e non portano a sanzioni adeguate".

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