L'economista riflette sulla malattia dopo aver partecipato, ieri, alla Corsa della Speranza
LUGANO - Ieri ha partecipato alla Corsa della Speranza a Lugano, e oggi ha scritto un post su Facebook. Riflessioni sulla malattia, il dolore e il coraggio di affrontarla.
di Amalia Mirante *
Cancro: una parola che incute terrore. Di solito i nostri medici non la chiamano mai così la prima volta: displasia, leucemia, carcinoma... E noi lì, che all’inizio non capiamo, perché non vorremmo mai sentire quella parola. E poi, con voce sottile chiediamo “ma dottore, ho capito bene, si tratta di cancro?”
E in quel momento il mondo smette di girare, il cuore di battere, l’aria di entrare nei polmoni. Chi ha incontrato questa maledetta malattia sa che non la dimenticherà mai, come non dimenticherà mai la speranza che, quasi come se fosse un capriccio della vita, non ci abbandona. C’è chi vince e sconfigge la maledetta malattia e c’è chi invece è sconfitto dalla maledetta malattia... ma fino all’ultimo respiro la speranza non se ne va: si passa dalla speranza nella ricerca medica alla speranza in un miracolo, ma sempre e fino all’ultimo respiro, la speranza non ci lascia.
Così anche quest’anno, io e la mia meravigliosa sorellina, abbiamo partecipato alla #corsadellasperanza. E anche se la corsa finisce e se la tua storia o quella dei tuoi cari non ha avuto il lieto fine, beh, la speranza rimane, sempre e fino all’ultimo respiro...
Un abbraccio forte a tutte le persone che vivono la speranza: noi ieri a Lugano ne abbiamo respirata tanta!”.
* docente di economia alla Supsi