Il patron dell'azienda vinicola asconese: "Con Ghidossi collaborazione per affermarci. Il periodo è complicato, serve darsi da fare"
ASCONA – Lo scorso 29 aprile, la Chiodi Ascona SA ha presentato il nuovo assetto societario in conferenza stampa ed ha annunciato importanti novità come il partenariato tra le Cantine Ghidossi e la storica ed affermata azienda asconese.
Per comprendere meglio cosa sta all’origine della collaborazione tra la Chiodi e le Cantine Ghidossi occorre fare un passo indietro nel tempo. È il mese di dicembre quando Andrea Arnaboldi, patron della Chiodi, Giancarlo e Davide Ghidossi si trovano per abbozzare per la prima volta un futuro insieme.
“L’Azienda Chiodi – spiega Arnaboldi – apparteneva alla mia famiglia. Con gli zii impegnati in altri settori professionali, io dovevo trovare qualcuno che entrasse con me in società. Così, la famiglia Ghidossi ha rilevato le quote azionarie di mia zia e mio zio entrando a far parte dell’azienda Chiodi. Ci siamo subito trovati in sintonia”.
Con l’ingresso di Gianfranco e Davide Ghidossi, in società, la Chiodi Ascona SA ha dato il via a una collaborazione con le Cantine Ghidossi che “mira a confermare quanto di buono fatto negli anni scorsi da entrambi”, spiega Arnaboldi.
La presentazione del nuovo assetto societario è un’occasione ghiotta per parlare con Arnaboldi della recente polemica che ha spaccato in due il settore vinicolo ticinese. Anche qui, facciamo un passo indietro.
Durante l’Assemblea della Federviti di due settimane fa, il presidente della regione Biasca e Valli Stefano Bollani ha definito “vergognoso" il fatto che i ristoratori ticinesi non promuovano il vino ticinese. Dichiarazioni che hanno mandato su tutte le furie il presidente di GastroTicino Massimo Suter che a TeleTicino ha replicato che “è scandaloso e vergognoso il fatto che loro facciano delle affermazioni del genere senza cognizione di causa. Se andassero sul territorio a vedere, si accorgerebbero che siamo i primi a sostenere e promuovere i vini e la gastronomia ticinese”.
Sulla polemica, Arnaboldi ha le idee chiare. “Trovo che la Federviti esageri sempre con i toni e modi di dire le cose. È bene che tutte le parti in causa cerchino di collaborare il più e il meglio possibile per il bene del nostro territorio. Poi è chiaro che alcuni ristoratori promuovono i vini ticinesi e altri meno, ma non si può sparare a zero in questa maniera...”.
Può essere colpa dei prezzi esagerati? “No, perché capisco che i ristoratori abbiano i loro costi e devono fare quadrare i bilanci. Poi è anche vero che, su alcuni vini, esagerano sul margine...”
Secondo il patron della Chiodi Ascona SA, il settore vitivinicolo nostrano “non si trova in una situazione di crisi”. E si spiega meglio: “È facile dire “io non vendo”. Se non si fa niente è chiaro che non si vende. Ogni cantina si trova, attualmente, in un mercato difficile. I "piccoli" viticoltori fanno più fatica perché non possiedono i mezzi finanziari e non hanno il tempo materiale di promuovere i loro vini. A loro consiglio di trovare il maggior numero di contatti possibile."
Come annunciato dall’Ufficio Federale di statistica la scorsa settimana, la vendemmia 2018 in Svizzera ha raggiunto i 111 milioni di litri, tornando così ai livelli del 2011. “È stata – conclude Arnaboldi – un’annata molto buona sia a livello di quantità che di qualità. Il 2017 era stata un’annata magra: molto buona di qualità, ma in piccole quantità. Adesso le cantine del Ticino e della Svizzera si sono riempite e diventa fondamentale saper vendere al meglio il proprio prodotto”.