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Cronaca
18.12.2019 - 13:530

Crack dell'Adria costruzioni, la Banca Wir spicca un precettone da 13,5 milioni contro 'Mister X'

Per la Wir, il giovane imprenditore non era vittima – quindi parte lesa - ma complice delle operazioni immobiliari dei Cambria

LUGANO - Un precetto esecutivo da tredici milioni e mezzo! Per la precisione 13'525'369 e 26 centesimi, compresi gli interessi del 10 per cento dal 1° gennaio del 2015. Il precettone spiccato in questi giorni dalla direzione centrale della Banca Wir, dai vertici di Basilea, dunque, riaccennde i riflettori sul caso Adria, l’impresa di costruzioni (e non l’omonima compagnia aerea che volava da Lugano) protagonista del clamoroso crack venuto alla luce nell’autunno del 2015.

 

Il 30 settembre di quattro anni fa, infatti, un giovane rampante - sedicente o aspirante imprenditore (o immobiliarista) -, tale T.T., si presentò al Ministero pubblico accompagnato dal suo legale per testimoniare su un caso di presunte bustarelle che non c’entrava con l’edilizia ma con le corse motociclistiche. Dopo una paginetta di verbale, tric e trac, la deposizione cambiò rotta. L’allora procuratore generale John Noseda verbalizzò, e scoppiò il caso Adria-Wir.

 

Perquisizioni, sequestri, verbali, interrogatori a raffica, e tintinnio di manette. In carcere finirono i due titolari dell’Adria costruzioni, Adriano e Filippo Cambria, padre e figlio, e Yves Wellauer, direttore della filiale luganese della Wir. Ma non lui: T.T., imprenditore italiano oggi 33enne, residente nel Luganese, che in un articolo del 2017 (leggi qui) definimmo “Mister X”, il teste chiave che si proclamò vittima di una maxi truffa da parte dei suoi soci in affari.

 

Ma ora, a oltre quattro anni da quei giorni, è proprio Mister X il destinatario del 'precettone' da 13,5 milioni di franchi spiccato dalla banca.

 

L’atto giudiziario si riferisce a una delle due operazioni immobiliari imbastite in collaborazione con l’Adria. Per la precisione, come si legge sull’ultimo numero del Foglio ufficiale, al contratto quadro per un credito di costruzione e ipotecario stipulato su un terreno a Paradiso. Operazione dalla quale avrebbe dovuto nascere ‘Residenza Futura’. Talmente futura che di quel progetto non esistono nemmeno le fondamenta. Della somma pretesa dalla Wir sono chiamati a rispondere solidalmente anche padre e figlio Cambria.

 

Per la Wir, Mister X non era vittima – quindi parte lesa - ma complice delle operazioni immobiliari dei Cambria. I giudici del Tribunale federale, pronunciandosi su un ricorso della banca, scrissero nell’aprile dell’anno scorso che “anche a voler riconoscere l'esistenza di un danno (ndr: subito da Mister X), rispettivamente l'assenza di qualsiasi suo vantaggio economico, non sarebbe comunque esclusa a priori una sua partecipazione alle truffe, quantomeno come complice”.

 

La vicenda penale si ingolfò anche a causa di questo aspetto, del ruolo controverso di Mister X, insomma, e l’atto d’accusa firmato nell’ottobre del 2016 da Noseda venne rinviato al mittente.

 

Nel frattempo, nei confronti di Mister X, la banca aveva sporto una denuncia penale e successivamente una promozione privata dell’accusa. L’anno scorso il Tribunale federale stabilì che la decisione di non indagarlo ha violato il principio “in dubio pro duriore”. Un principio secondo il quale se la pubblica accusa ha il dubbio che una persona possa essere colpevole, deve indagarla.

 

Ora il caso è nelle mani della procuratrice Chiara Borelli, che dovrà istruirlo nuovamente. Intanto, nonostante il crack finanziario, nessuno dei promotori delle operazioni immobiliari pare essere finito sul lastrico. Nonostante i precetti esecutivi fiocchino, come quello da oltre 90'000 franchi spiccato dalla Città di Lugano, sempre nei confronti di Mister X. 

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