Ricordando le polemiche: "Noi siamo ticinesi che vengono chiamati ed apprezzati all’estero: qui a Lugano, in passato, è come se in certi frangenti facessimo fatica a essere compresi e tollerati. Chiedevamo solo di parlarne con un po’ più di serenità"
LUGANO – Daniele Finzi Pasca è stato un anno in giro per il mondo e ha raggiunto grandi successi, ma il cuore della sua Compagnia rimane comunque Lugano, e vuole che sia così. Non sono state ovviamente dimenticate le polemiche con il Comune, intervistato dal Corriere del Ticino spiega che “stiamo discutendo”.
“Ricordo che noi come Compagnia siamo tornati in pianta stabile a Lugano, abbandonando gli uffici di Montréal, anche per legittimare il progetto della costruzione di un centro culturale di queste dimensioni e prestigio. La città, l’Associazione degli Amici della Compagnia, ci hanno subito coinvolto: si sono create le condizioni per dare dunque un senso al nostro ritorno a casa. Quel passaggio è ormai avvenuto, ora bisogna assumersi la responsabilità della nostra presenza qui”, dice, lanciando un monito alla Città.
A occuparsi del dialogo sono gli Amici della Compagna.”Noi siamo di qui, siamo tornati per riuscire a creare a Lugano un’energia virtuosa. Altrimenti restavamo in un posto dove certe infrastrutture già esistono: a Montréal, per esempio, c’è tutto, il Cirque du Soleil, i teatri. Montréal è il luogo dove video e produzioni sono avanti anni luce. Oppure in Russia, o ancora in America Latina: in Uruguay, nella sola Montevideo, ‘Icaro’ ha fatto qualcosa come quarantamila spettatori. Eppure siamo qui, perché siamo persuasi che se riuscissimo ad avere successo, potremmo creare qualcosa di importante per tutto il movimento, per la città, per il cantone. Oggi ci sono persone che ragionano bene, che dialogano tra di loro. Sono convinto che le cose andranno a buon fine, lo spero davvero tanto”, conclude.
E quando gli ricordano che aveva detto di sentirsi già lontano da Lugano, la interpreta come una sorte di frase d’amore. “C’è tanta gente che ama un luogo e che si dice “ma perché qui non posso fare quello che faccio ovunque nel mondo?”. Era una frase di frustrazione, per far comprendere la difficoltà, a Lugano, di far germogliare con facilità idee nuove. Non riuscivamo a fare qualcosa che invece avremmo tanto voluto fare, non trovavamo proprio le condizioni ideali. Venivamo oltretutto da un periodo complicato: avevamo perso una figura centrale come Julie Hamelin Finzi, eppure abbiamo tenuto in piedi la Compagnia, tra mille difficoltà. Noi siamo ticinesi che vengono chiamati ed apprezzati all’estero: qui a Lugano, in passato, è come se in certi frangenti facessimo fatica a essere compresi e tollerati. Chiedevamo solo di parlarne con un po’ più di serenità e agilità. Se quella frase è servita a qualcosa? Me lo auguro, a me so solo che è costata molto, perché tutto d’un tratto ho dovuto giustificare quella dichiarazione. Scenari futuri? Quando l’Associazione degli Amici della Compagnia Finzi Pasca avrà trovato una soluzione con le istituzioni, ne parleremo congiuntamente: ma intanto il lavoro prosegue alacremente, i nostri spettacoli verranno presentati al LAC, come dev’essere secondo la convenzione in essere. E nel 2020 sarò pure io più presente a Lugano: e questo non può farmi che piacere, perché stare a casa propria, in fin dei conti, è proprio una gran bella sensazione”.