CRONACA
Licenziata per un tweet dalla RSI? L’ATG: “Non è andata così”
"Il licenziamento della collega ha ragioni più complesse e il tweet contestato è solo uno dei motivi del provvedimento. Se ai giornalisti è richiesta la verifica delle fonti, ai sindacalisti il compito di sentire prima tutte le campane"
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LUGANO - L'Associazione Ticinese dei Giornalisti interviene sul caso del licenziamento della giornalista della RSI Paola Nurnberg, criticando le affermazioni di un rappresentante del sindacato Unia, Matteo Poretti. Secondo quanto riportato da Tio, che per primo ha diffuso la notizia, il motivo del licenziamento, avvenuto a novembre scorso, sarebbe un post critico nei confronti della destra pubblicato su X dalla Nurnberg. La giornalista si è rivolta per questo a Unia, che ha annunciato di voler contestare la misura. “Abbiamo tentato di far revocare la decisione mettendo in evidenza episodi molto più gravi che coinvolgono dirigenti e che non hanno portato nemmeno a un’indagine interna - ha annunciato Poretti -. Sicuramente la collaboratrice ha commesso un errore a scrivere quel post. Ma licenziarla per questo... Allora si dovrebbe licenziare metà del personale di RSI”.

Il tema, lo ricordiamo, è stato discusso anche durante la trasmissione Liscio e Macchiato (riascolta la puntata qui).

Oggi l’ATG, tramite una nota stampa, ha preso posizione sul licenziamento della giornalista ritenendo opportuna qualche puntualizzazione.

“L’Associazione ticinese dei giornalisti, pur non volendo entrare nel caso personale della collega oggetto di un licenziamento da parte della RSI non può esimersi dal rispondere all’affermazione del sindacalista di Unia Matteo Poretti, secondo il quale 'A questo punto bisognerebbe licenziare metà del personale della RSI'.

L’affermazione di Poretti getta gratuitamente ombre su tutti i collaboratori dell’azienda e porta un pregiudizio infondato sul loro operato. I collaboratori e le collaboratrici RSI, nella stragrande maggioranza dei casi, evitano di pubblicare opinioni proprie in ambito politico sui social media. Tanto più se sono giornalisti dai quali, nell’ambito di un media di servizio pubblico retto da una Concessione e con una visione, missione e valori propri ci si aspetta l’equidistanza da ogni parte politica e l’indipendenza di giudizio. Altra cosa invece è esprimere un proprio giudizio personale in ambito politico, tanto più durante un’importante campagna elettorale, quella per le elezioni federali dell’autunno 2023, come è capitato per il post in questione.

Per quanto ci è dato di sapere, il licenziamento della collega ha ragioni più complesse e il tweet contestato è solo uno dei motivi del provvedimento. Se ai giornalisti, giustamente, è richiesta la verifica delle fonti, ai sindacalisti il compito di sentire tutte le campane prima di usare i toni forti alla prima intervista. In conclusione aggiungiamo anche che la RSI deve vigilare maggiormente anche su quella stretta minoranza di collaboratori che di tanto in tanto non rispetta le regole interne per quanto riguarda l’uso dei social media".

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