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Politica e Potere
10.11.2014 - 08:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Congresso PLR, il pagellone ai cinque candidati al Governo. Ecco come la base del Partito ha recepito e giudicato i discorsi

Ogni candidato ha cercato di mettere in luce le sue priorità. Molto apprezzato l'intervento di Farinelli, una spanna sopra gli altri per il coraggio dell'autocritica all'azione del Partito

LUGANO – Che si dice nei “corridori” del congresso? Come hanno percepito i militanti liberali radicali – dalla ‘base’ ai politici di lungo corso - i discorsi dei cinque candidati al Governo? La percezione piuttosto diffusa è che la convention di ieri a Lugano doveva essere più breve, perché almeno un terzo dei partecipanti ha trascorso metà del tempo al bar.

Molti militanti hanno giudicato troppo “trascinata” un’assemblea durata oltre tre ore. Insomma, la parte del congresso seguita ai discorsi dei candidati ha fatto un po’ scemare quel “sacro fuoco” evocato dal presidente Rocco Cattaneo, che ha caratterizzato la prima parte della mattinata.

Ma veniamo ai discorsi, e proviamo ad attribuire un voto sulla base del nostro “sondaggio” di corridoio, senza nulla togliere a nessun candidato e precisando che tutti i discorsi sono stati sostanzialmente apprezzati dalla sala riscuotendo un’ampia sufficienza.

Ogni candidato ha cercato ieri di mostrare il proprio volto e la propria personalità. E non era facile soprattutto per chi non è abituato a fare politica. Per questo, nel giudizio sui singoli discorsi abbiamo usato anche i decimali.

MAURO ANTONINI – Voto: 7,2

Antonini ha rievocato le grandi figure liberali del passato, forse usando un po’ troppa retorica nella parte iniziale del suo discorso.

“Oggi più che mai dovranno illuminarci aiutandoci a condurre la lotta in maniera leale, onesta e sincera in attesa di una nuova Alba in cui la fiamma liberale brillerà nuovamente più fulgida”.

Ha poi messo l’accento sui costi dello Stato.

“Sono sicuro che una razionalizzazione delle spese, definita in base alle necessità, sia una misura indispensabile da applicare immediatamente per combattere gli sprechi. I tagli lineari annientano la condotta politica”.

E ha chiuso con alcune riflessioni sulla sicurezza, un tema che gli è caro in quanto comandante delle Guardie di confine.

“Non possiamo ignorare che il fenomeno dei flussi migratori ha preso una strada diversa da quella di chi cerca rifugio per sfuggire a situazioni di pericolo: spesso infatti vi sono individui che considerano il nostro Paese terra di conquista dove si può delinquere con facilità e spesso anche impunemente. Dobbiamo riconquistare quel sentimento di sicurezza che deve permetterci di vivere sereni”

ALEX FARINELLI VOTO – Voto: 7,8

Chiacchierando con la gente del PLR il giudizio abbastanza unanime è che abbia fatto forse il discorso migliore. In ogni caso uno tra i migliori. Ha sorpreso anche perché è finora stato considerato un candidato di retrovia. Invece no: è stato lucido, conciso e concreto. E ha fatto autocritica.

“La nostra indole non ci porta ad essere schiavi di dogmi o convinzioni: non ci sentiamo i depositari della verità. Riconoscere gli  errori è il primo passo, e forse quello più difficile, ma l'importante è sapere ripartire. Basta con una politica autoreferenziale, incapace di prendere in mano le redini del nostro futuro”.

Farinelli ha poi ammesso che sul piano del lavoro ci sono storture evidenti.

“62'000 frontalieri sono troppi? Beh io penso proprio di sì, qualcosa nel sistema oggi non funziona più. Ma ciò che mi preoccupa è la tendenza: 50% in più in soli 3 anni. Che cosa succederà nei prossimi 3, 5 o 10 anni?”.

“Inoltre, è forse il caso di chiedersi se è opportuno continuare a rilasciare permessi di lavoro quando si vedono contratti, ad esempio nell’edilizia, con operai assunti al 40%, o magari anche meno, con il rischio concreto che l’impiego sia però al 100%”.

NICOLA PINI – Voto: 7,3

Nicola Pini ha puntato molto di più sul partito e sui suoi valori. Il suo è stato un discorso molto “politico”. Un forte richiamo all’unità, ma con poco o nulla spazio all’autocritica.

“I nostri padri e i nostri nonni ci hanno insegnato che per far crescere il Paese bisogna lavorare sodo: questa è la via. Se hai voglia di provare, in Ticino devi potercela farcela! Siamo più grandi della somma delle nostre ambizioni individuali. Siamo di più di un partito normale. Siamo e saremo per sempre i Liberali Radicali e abbiamo il futuro nelle nostre mani”.

Pini ha poi sviluppato alcune riflessioni sui cambiamenti in atto, rivendicando il ruolo della politica.

"Io credo che possiamo costruire sul progresso che abbiamo ottenuto, continuando non solo a opporsi alla spirale di chiusura al mondo e all’innovazione ma soprattutto a lottare per creare nuovi lavori, nuove opportunità e nuove certezze per tutti. Per questo ci impegniamo non solo per la libertà economica, ma anche per la libertà dalle paure, dai condizionamenti e dai bisogni. Sono convinto che possiamo afferrare  e costruire il futuro, insieme, perché non siamo sempre uno contro l’altro per partito preso, come suggerisce qualcuno. E soprattutto non siamo cinici come vogliono far credere i nostri detrattori". 

NATALIA FERRARA MICOCCI – Voto: 7,3

Natalia Ferrara Micocci ha aperto lo sguardo al mondo e ha invitato i ticinesi al coraggio, alla fiducia e all’autostima. Forse eccedendo un po’ nell’ottimismo, che va bene, ma fino a un certo punto.

“Le nostre orecchie sembrano udire solo sfiducia e timori. Insomma, tutto sembra un’attesa del declino. Non possiamo accettarlo. Il Ticino non ha impiegato due secoli per uscire dalla povertà e arrendersi oggi. Quelli che denigrano il Ticino, mentono! Mentono perché siamo capaci di fare, di attrarre cervelli da tutto il mondo, di farci largo ai massimi livelli e proprio questo da una grande chance anche a molti dei “nostri”. Altro che chiuderci! Altro che temere di non farcela. Altro che impossibilità di collaborazione tra pubblico e privato”.

Ferrara Micocci ha quindi rivolto uno sguardo alle elezioni dell’aprile 2015.

“In aprile 2015, tra 5 mesi, il Ticino è atteso a un bivio.Il bivio che divide il coraggio e la paura, il progetto e la lamentele, il rispetto e il litigio, il rilancio dal ripiego. In mezzo a questo bivio ci siamo noi. A dire al Ticino, tutti assieme, una cosa semplice: che il coraggio è l’inizio del futuro. Il coraggio al quale io penso non è una generica propensione all’avventura, è il coraggio delle guide alpine, ma anche quello delle madri e dei padri di famiglia.

È ad esempio il coraggio di dire che il nostro territorio è in competizione con il resto della Svizzera e del mondo, e che di questo deve tenere conto”.

“Non chiudere gli occhi significa, ad esempio, che abbiamo bisogno di restare, anzi di tornare a essere, fiscalmente attrattivi per imprese, persone e patrimoni. Non perché sono facoltose, ma perché solo con ingenti gettiti e con la produzione di ricchezza, potremo finanziare la solidarietà sociale”

CHRISTIAN VITTA – Voto: 7,5

Christian Vitta ha fatto un discorso più istituzionale - tagliato sul ruolo che ricopre da anni, unico candidato a vantare una lunga militanza parlamentare -, ma chiaro e pacato.

Ha ricordato i valori del Partito e gli uomini che li hanno concretizzati.

“Uomini che hanno pensato e costruito il nostro paese. Uomini che hanno fatto dei valori del pensiero liberale e della responsabilità dell’individuo una scelta di vita. Uomini che hanno condotto il paese attraverso le secche delle visioni estreme di destra e sinistra, attraverso il settarismo religioso e il qualunquismo populista. Come rimangono attuali questi valori, in un periodo in cui troppo spesso assistiamo a un pericoloso decadimento del dibattito e del modo di fare politica!”

“È un mondo che corre e che per funzionare vuole competenze, facilità di scambio, vuole persone attive e propositive. Tuttavia, a guidare questi cambiamenti deve rimanere la politica: la politica, nel suo concetto più alto e nobile di valore guida delle società democratiche. Politica che deve essere in grado di anticipare e gestire questi cambiamenti. Compito non semplice quello di guidare questi cambiamenti in modo che le differenze di opportunità tra individui e gruppi di persone non comportino vantaggi agli uni e svantaggi agli altri”.

Vitta ha quindi elencato i temi sui quali la politica deve lavorare e le sue visioni del Ticino di domani.

“C’è molto da fare per gestire i cambiamenti e i problemi cui siamo confrontati: da quelli demografici che toccano sia le regioni più periferiche che i centri, a quelli ambientali, con l’utilizzo ragionevole del territorio a disposizione, passando a quelli turistici, a quelli finanziari ed economici, fino a quelli della creazione di nuovi posti di lavoro. Per il futuro, vedo un Ticino che saprà creare un polo sanitario, universitario, altamente qualificato in grado di curare e guarire. Vedo un Cantone con vie di comunicazione stradali e ferroviarie che gli eviteranno l’isolamento e che sapranno richiamare e fermare anche coloro che oggi solo passano”.

emmebi

 

 

 

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