POLITICA E POTERE
2016, Escape from Ticino. Ecco perché i grandi contribuenti fuggono a Londra o a Montecarlo. Da Gysi a Mantegazza, da Braglia a Foglia... Scandalizzarsi non serve. Cambiamo la fiscalità
Parafrasando "Fuga da New York", analisi di una situazione che rischia di scoppiarci in mano. Con qualche esempio che aiuta a capire

di Marco Bazzi

Premessa

Il titolo potrebbe essere: “2016, fuga dal Ticino”. Parafrasando il famoso film “1997 fuga da New York”, quello in cui dei terroristi progettano di schiantarsi con un aereo contro un grattacielo.

Il film inizia con una voce narrante che dice: “L’indice di criminalità negli Stati Uniti raggiunge il 400%. Quella che un tempo fu la libera città di New York diventa il carcere di massima sicurezza per l'intero paese. Un muro di cinta di 15 metri viene eretto lungo la linea costiera di Jersey, attraverso il fiume Harlem, e giù lungo la linea costiera di Brooklyn. Circonda completamente l'isola di Manhattan, tutti i ponti e i canali sono minati. La forza di polizia statunitense, come un esercito, è accampata intorno all'isola. Non vi sono guardie dentro il carcere. Solo i prigionieri e i mondi che si sono creati. Le regole sono semplici: una volta entrati, non si esce più”.

A allora dobbiamo chiederci se il Ticino non sia diventato una sorta di “prigione fiscale”…

I “fuggitivi”

A Londra non se n’è andato soltanto l’ex CEO della BSI, Alfredo Gisy (che ha accampato motivi culturali a cui pochi danno credito). A Londra (o a Montecarlo) se ne sono andati, negli ultimi anni, anche molti altri grandi contribuenti. In alcuni casi di tratta di personaggi pubblici, per il ruolo che svolgono o hanno svolto. Ma nella maggioranza dei casi si tratta di ricchi o ricchissimi “signor nessuno”.

A Montecarlo hanno trasferito il loro domicilio l’imprenditore Geo Mantegazza e l’industriale Riccardo Braglia, patron della Helsinn e per anni membro del comitato della squadra di basket del Lugano.
A Londra ha trasferito il proprio domicilio, lasciando Massagno - e raggiungendo i suoi fratelli, Giacomo e Antonio - Federico Foglia, che siede nel consiglio di amministrazione della MediaTi, la holding che controlla il Corriere del Ticino e il gruppo TeleTicino. Per la cronaca, alla famiglia Foglia fa capo la Banca del Ceresio… Si tratta dunque di persone molto benestanti. E si mormora che un altro grande e noto contribuente stia preparando le valigie.

Possiamo parlare di una lenta ma inesorabile fuga di grandi contribuenti? Sicuramente sì. Ma è uno sterile esercizio puntare il dito contro di loro gridando allo scandalo. Tipo: hanno usato il Ticino come base per i loro affari e poi, sul più bello, se ne sono andati per pagare meno imposte.

Invece di gridare allo scandalo, occorre piuttosto che la Politica – intesa come Governo e Parlamento – vari urgentemente una revisione della legge tributaria, abbassando drasticamente le aliquote sul patrimonio e sugli alti redditi. Prima che sia troppo tardi.

Il Ticino ha infatti aliquote tra le più elevate della Svizzera per gli alti redditi e le alte sostanze. Aliquote fissate nel 1974, quando le condizioni erano ben diverse da oggi. Nel frattempo, gli altri cantoni le hanno diminuite. Il Ticino non si è dunque adeguato alla concorrenza fiscale intercantonale.

Intanto il fisco si è armato

A questo, prescindendo da quanto detto finora, si aggiunge il fatto che l’intero quadro fiscale per i grandi contribuenti è diventato negli ultimi anni nettamente sfavorevole. In questo quadro rientrano le nuove regole interne e internazionali alle quali la Svizzera ha dovuto adeguarsi, e che entrano in vigore tra quest’anno e i prossimi due: il delitto fiscale qualificato (con il conseguente rischio di riciclaggio di denaro) per chi sottrae in un anno oltre 300'000 franchi di imposte, e lo scambio automatico di informazioni. Scambio che non vale solo per i cittadini stranieri in Svizzera, ma anche per gli svizzeri che hanno conti all’estero.
Ora: chi si trasferisce all’estero, non essendo più un soggetto fiscale sul piano del reddito e della sostanza, sfugge anche ai futuri accertamenti fiscali e ai relativi scambi di informazioni.

L’eterno tormentone dell’amnistia fiscale

Di fronte a queste trasformazioni del quadro giuridico interno la soluzione che la politica avrebbe dovuto varare era molto semplice: l’amnistia fiscale federale. Se ne parla da anni, è come un tormentone, ma è più veloce un bradipo della politica bernese.
Intanto, però, le altre nazioni, in Europa e fuori dall’Europa, hanno varato amnistie o programmi di condono per mantenere il gettito e per reimmettere nel tessuto economico la liquidità sommersa. Noi non abbiamo fatto nulla, nonostante le regole siano cambiate soprattutto per noi.

E anche l’amnistia cantonale, che a qualcosa avrebbe potuto servire per riportare alla luce fondi non dichiarati, permettendo di salvaguardare il gettito futuro, è stata affossata l’anno scorso dal ricorso socialista al Tribunale federale.

La convenienza per chi se ne va: un paio di esempi

Ma torniamo al piano fiscale. Per capire il perché delle tante “fughe” a Londra o a Montecarlo, basta fare due calcoli. Uno straniero che trasferisce il proprio domicilio a Londra viene trattato un po’ come i nostri “globalisti”. Paga in base al proprio tenore di vita e in base al denaro che importa in Inghilterra per vivere. Tutto il resto è esente. Si parla di forfait annui attorno a 35/40'000 franchi (meno dei nostri globalisti) per chi conduce una vita morigerata e non troppo sfarzosa nella capitale del Regno Unito. A Montecarlo, l’imposizione fiscale, invece, è quasi nulla o comunque irrisoria.

E in Ticino? Prendiamo il caso di una persona benestante che ha un capitale di 10 milioni, che rende circa due o trecentomila franchi all’anno. Il fisco cantonale gli preleva, tra imposta sulla sostanza e sul reddito, più o meno 140'000 franchi.
Ma se il patrimonio è dieci volte superiore (100 milioni di franchi) il prelievo fiscale sale a un milione e 400'000 franchi. Che non sono noccioline.

Insomma, c’è un grandissimo vantaggio fiscale, per uno straniero (ticinese) che non lavora, a risiedere a Londra o a Montecarlo. E chi percepisce ancora un reddito lavorativo ha molti modi per evitare di farselo versare in Ticino.

Certo, il fisco potrebbe contestare i trasferimenti “fittizi” di residenza, come suggeriva ieri nella sua interrogazione il deputato Boris Bignasca (leggi qui). Una persona è considerata residente in Ticino quando ha nel nostro cantone il centro dei propri interessi professionali e affettivi.

Ma chi si trasferisce spesso non lavora più, ha i figli adulti, ha case in diverse località del mondo, in affitto o in proprietà. Si tratta di persone mobilissime, per le quali è difficile, se non impossibile, identificare il domicilio prevalente.

La legge federale stabilisce inoltre che l’onere della prova è a carico del fisco con la collaborazione del contribuente. Insomma, sta all’autorità fiscale dimostrare che il domicilio prevalente di chi si è trasferito a Londra o a Montecarlo è ancora in Ticino.

Il resto lo lasciamo dire al professor Marco Bernasconi, che sul Corriere del Ticino ha tracciato nei giorni scorsi questa lucida analisi:

“Un esame preliminare mette in evidenza che il 40% dei contribuenti, vale a dire 50 mila persone, sono esenti dalle imposte. Per contro 6'700 persone, vale a dire il 3.5% dei contribuenti, pagano il 40% delle imposte sul reddito, ossia 200 milioni su un'entrata complessiva di mezzo miliardo. Questi pochi contribuenti hanno un'elevata mobilità poiché di regola non lavorano, dispongono di numerose abitazioni in diverse parti del mondo e quindi possono essere indotti a trasferire il proprio domicilio all'estero o in altri Cantoni dove la pressione fiscale è meno elevata.

A questo proposito va ricordato che ogni Cantone può liberamente decidere la misura delle aliquote applicabili al reddito e alla sostanza delle persone fisiche e all'utile e capitale delle persone giuridiche.

Siamo quindi confrontati con la concorrenza fiscale intercantonale della quale bisogna per forza di cose tener conto se si vuole evitare un trasferimento della residenza di contribuenti importanti verso altri cantoni.

Purtroppo il Ticino ha mantenuto inalterate le aliquote applicabili al reddito e la sostanza delle persone fisiche stabilite più di 40 anni fa, mentre gli altri Cantoni, nell'ultimo decennio, hanno attenuato radicalmente la pressione fiscale soprattutto nei confronti dei redditi più elevati. 

Ne consegue che il Ticino è ora uno dei Cantoni più cari della Svizzera e quindi non solo ha perduto attrattiva nei confronti di contribuenti facoltosi, ma potrebbe perdere una parte di quei 6'700 contribuenti che pagano 200 milioni di imposte.
Analoga situazione si verifica per quanto riguarda la pressione fiscale riferita all'utile delle persone giuridiche. La capacità di attrazione di nuove aziende è ridotta non solo con riferimento all'elevata aliquota proporzionale applicabile all'utile, ma anche per le aliquote applicabili al reddito e alla sostanza dei manager che sarebbero chiamati ad amministrarle e a dirigerle.
Per contro nell'ultimo decennio si è proceduto ad aumentare notevolmente le deduzioni per gli oneri assicurativi, i figli, i figli agli studi, i doppi redditi, per le persone bisognose e per i beneficiari di prestazioni AVS e AI. Ne consegue ad esempio che una coppia con due figli agli studi con un reddito lordo di centomila franchi paga soltanto un'imposta di 426 franchi; se il reddito fosse inferiore a 90 mila franchi sarebbe esentata da ogni imposta. Queste deduzioni sono nel loro complesso pari al doppio della media svizzera e bisogna chiedersi se non debbano essere ridotte per consentire di attenuare nel contempo le aliquote applicabili al reddito”.

 

 

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