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Politica e Potere
08.04.2017 - 14:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Lo scandalo degli uffici postali. Il sindaco di Balerna Luca Pagani: "La Posta sta massacrando un simbolo dell'orgoglio nazionale. Chi si salverà dalla mannaia? Adesso serve un segnale forte a Berna da parte dell'intero Gran Consiglio!"

Pagani firma un'opinione sull'ultimo numero della rivista 'Il Ceresio', che dedica ampio spazio all'assurda politica varata dalla direzione della Posta

L’ultimo numero della rivista Il Ceresio, edita da Armando Dadò Editore, fresca di stampa, dedica ampio spazio alla contestatissima politica della Posta, che uno dopo l’altro, sta chiudendo o cercando di chiudere uffici in diversi comuni, anche popolosi, del Ticino. In prima pagina un titolo chiarissimo: “Incredulità e indignazione. Si vogliono sopprimere gli uffici postali!”. La rivista ospita un’opinione del sindaco di Balerna, Luca Pagani, che vi proponiamo integralmente.

di Luca Pagani *

Quello che sta accadendo con i nostri uffici postali ha veramente dell’incredibile. Sembra quasi che la Posta stia facendo di tutto per distruggere la sua buona immagine, andando a smantellare una delle più importanti colonne che la sorreggono, ossia quella rete di uffici presenti in modo capillare sul territorio e capaci di fornire veri servizi di qualità, molto apprezzati da popolazione, aziende e autorità. Un fiore all’occhiello assurto a orgoglio nazionale.

La Direzione della Posta, dopo aver decimato uffici di piccole dimensioni che pur svolgevano un ruolo sociale molto importante soprattutto in località discoste, ha ora infatti deciso di procedere alla chiusura anche di uffici importanti e molto ben utilizzati dai cittadini, oltretutto senza più assicurare il ricollocamento del personale impiegato.
Un salto di qualità incomprensibile, quanto pericoloso e particolarmente preoccupante.

Il caso di Balerna: quanto di più arbitrario si possa immaginare

Emblematica della nuova incomprensibile politica della Posta è la chiusura dell’ufficio di Balerna, che naturalmente ha subito suscitato incredulità e indignazione nelle autorità comunali e nella popolazione. Promossa in modo compatto da tutti i partiti politici del paese, una petizione contraria alla chiusura ha raccolto in pochi giorni ben 1781 firme, numero assai superiore a quello dei cittadini normalmente votanti.
Con una risoluzione extra LOC il Consiglio comunale ha inoltre adottato all’unanimità un testo che esprime ampio sostegno alla posizione di contrarietà allo smantellamento più volte espressa dal Municipio.

Quello di Balerna è un ufficio molto ben frequentato, in un paese con 3’500 abitanti e 3’700 posti di lavoro, ubicato in posizione strategica fra i poli di Chiasso e di Mendrisio, davanti al quale transitano giornalmente più di 20’000 veicoli, dispone di ampi posteggi e di una fermata del bus proprio adiacente al suo ingresso, offre servizi completi alla popolazione, con 4 sportelli di sicurezza, 1 sportello per invii di massa con addirittura pista veicolare «drive in», 2 cabine telefoniche, impianto di 262 caselle accessibili in ogni momento e postomat. Secondo i dati forniti dalla stessa Posta, l’ufficio serve in media ogni giorno qualcosa come 224 clienti, 1 ogni 2 minuti nelle 6.5 ore di apertura, vale a dire 61’695 utenti all’anno.
Nonostante ciò, per la Posta esso incredibilmente non raggiungerebbe più i requisiti minimi per poter essere mantenuto.

Chi si salverà?

Veramente vi è da chiedersi quali altri uffici potranno mai salvarsi, se nemmeno un ufficio così importante, strategico e ben frequentato come quello appena descritto, è più in grado di superare l’arbitraria soglia oltre la quale scatta la mannaia.
Del resto, le soluzioni con le agenzie postali non sono che dei palliativi per cercare di indorare la pillola.
Lo si capisce se appena si considera che le prestazioni di un ufficio postale sono offerte all’interno di locali a ciò appositamente predisposti, con tutte le necessarie misure di sicurezza, e da parte di personale formato e qualificato. Esternalizzando il servizio all’interno di ordinari commerci di terzi, queste indispensabili condizioni quadro vengono meno, con la conseguenza che possono essere erogate solo prestazioni minime.

Oltre alla consulenza da parte di funzionari competenti, vengono in particolare a mancare le operazioni a contanti. Non sono quindi più possibili rimborsi o mandati di pagamento, versamenti su un proprio conto o su conti di terzi, pagamenti in contanti e prelevamenti in contanti, che sono garantiti unicamente per un importo di CHF 50.

La persona anziana ad esempio, che in futuro non riceverà più la propria pensione a casa, si ritroverà a prelevarla in agenzia a CHF 50 alla volta!
Nessuna garanzia poi per il mantenimento dei posti di lavoro e degli ulteriori servizi, quali caselle postali, cabina telefonica e postomat, senza parlare della privacy.

Servono segnali forti per un’altra politica

Nelle descritte contingenze è indubbia la necessità di misure correttive, quali la moratoria generale richiesta con un atto parlamentare, di cui sono stato primo firmatario, e l’iniziativa cantonale per la modifica delle condizioni di chiusura di uffici postali, entrambe accolte all’unanimità dal Gran Consiglio lo scorso mese di dicembre.
Un segnale forte alla Posta e al Consiglio federale, inoltrato non più da un singolo Comune ma da un intero Parlamento cantonale per dire che questa non è la politica che vogliamo.

Vogliamo invece una Posta che continui a offrire direttamente un vero servizio alla popolazione, soprattutto alle fasce più deboli.
Vogliamo una Posta che crei e mantenga posti di lavoro qualificati a favore delle nostre famiglie e che contribuisca alla vitalità dei nostri Paesi.
Basta con questa miope politica di chiusura di uffici postali, basta con lo smantellamento di un servizio pubblico, di cui popolazione ed economia hanno indubbio bisogno.

* sindaco di Balerna, granconsigliere PPD

LA POSTA SVIZZERA IN CIFRE

Capitale del gruppo: fr. 4,39 miliardi
Utile di bilancio 2015: fr. 645 milioni
Nel 2016 la Posta ha trattato circa 2 miliardi di lettere indirizzate e, solo nel periodo pre-natalizio 2016, 18 milioni di pacchi.

Nel 2001 il popolo svizzero poteva contare ancora su 3’500 uffici postali, scesi nel 2014 a 1’562. L’emorragia continua. Oggi 800'000 abitanti non hanno più accesso ad un ufficio postale entro limiti ragionevoli di  percorrenza. Da qui al 2020, secondo le previsioni, in Ticino gli sportelli sarebbero ridotti drasticamente! Buralisti a spasso o, nella migliore delle ipotesi, ricollocazione all’80% dello stipendio con perdita media di fr. 1’000 al mese.

Nei paesi della comunità europea la percentuale degli uffici postali chiusi è del 15%. La Posta Svizzera, notoriamente conosciuta per l’eccellenza dei suoi servizi, è diventata il fanalino di coda: record negativo del 34%!


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