Il deputato - uno dei principali ufficiali di collegamento tra i due movimenti - dissente dal passaggio del nostro commento in cui consigliavamo alla maggioranza leghista in Consiglio di Stato, un approccio più dialogante verso il nuovo Esecutivo guidato da Giuseppe Conte, di cui la Lega di Matteo Salvini è azionista di riferimento.
“Il blocco parziale dei ristorni - spiega Bignasca - non va inteso come un atto ostile nei confronti del nuovo Governo italiano. Ma piuttosto come una mossa per innescare una via diplomatica che, grazie alla nuova maggioranza Lega/M5S, ci offre la possibilità di avere degli interlocutori che possono comprendere le ragioni di un Ticino che difende i suoi cittadini. Una dinamica che potrebbe finalmente portare a qualche risultato concreto dopo anni di attesi e di buchi nell’acqua”.
Sono molti gli esponenti della Lega di Salvini, con i quali la Lega dei ticinesi intrattiene da anni rapporti di amicizia, che oggi ricoprono ruoli chiave sia a livello governativo che parlamentare. Mai come in questo momento, insomma, Roma e Bellinzona sono vicine e possono intavolare un dialogo diretto, anche a livello informale, scavalcando molti muretti diplomatici e burocratici.
Per ora però, precisa Bignasca, di contatti concreti non ce ne sono stati, almeno per quanto lo riguarda. “Negli ultimi mesi - spiega il deputato - i nostri cugini sono stati parecchio impegnati sia con le varie tornate elettorali, sia con le trattative per formare il Governo. Le occasioni per sentirsi sono quindi state molto poche. Credo inoltre che nel contesto attuale non ci sia neppure granché bisogno del lavoro dei pontieri, per favorire un negoziato. Con Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, infatti, ci conosciamo bene e, soprattutto, loro conoscono alla perfezione le varie problematiche transfrontaliere che dobbiamo discutere. E su molti punti abbiamo la stessa visione”.
Ci sarà anche una visione comune su molti punti, ma sulla tassazione dei frontalieri, le opinioni fra le due leghe divergono. Eccome. “Partiamo da quello che penso possa essere un punto condiviso da entrambe le parti: serve un accordo nuovo, più moderno, rispetto a quello del 1974. E serve semplicemente perché le circostanze sono radicalmente mutate rispetto a 40 anni fa. Basti soltanto pensare all’introduzione degli accordi bilaterali. Ora, è chiaro che da questo presupposto in avanti ci sono molteplici interessi in gioco. Il blocco parziale dei ristorni proposto dai ministri leghisti, e in particolare da Zali, chiede che questi soldi vengano spesi per infrastrutture e interventi ambientali a beneficio della comunità transfrontaliera, come la messa in sicurezza delle strade o la depurazione delle acque dei laghi. Mi sembra di poter dire che già questa proposta indichi una via di compromesso”.
“Sul fronte italiano - prosegue Bignasca nel ragionamento - il Governo dice di voler realizzare il progetto della flat tax. Se davvero riusciranno a riformare il quadro tributario, bisogna capire se all’interno di questa rivoluzione fiscale, esiste la possibilità di aggiornare anche la fiscalità dei frontalieri, cercando una soluzione che possa andare bene un po’ a tutti. Come vede è una discussione che si articola su vari livelli: politico, giuridico ed economico. Ma sono felice che, per la prima volta, dall’altra parte del tavolo negoziale, ci saranno degli interlocutori che possano comprendere meglio le nostre ragioni”.
La flat tax, ribattiamo, è certamente un provvedimento promesso dal nuovo Governo. Ma i tempi non si conoscono e potrebbero essere lunghi. La Svizzera e il Ticino quanto sono disposti ancora ad aspettare? “L’accordo del ’74 è vecchio da almeno…16 anni. Perciò se dovremo aspettarne ancora un paio, non penso sia un dramma. Noto tuttavia che Matteo Salvini ha subito dato un accelerazione all’agenda governativa, ad esempio sui temi dell’immigrazione. Perciò non è detto che anche per la flat tax bisognerà attendere a lungo. In generale, il vero augurio è che il Governo Lega/M5S faccia ripartire l’economia, in particolare con le regioni confinanti con il Ticino. In questo modo l’aumento dei posti di lavoro e dei salari, potrebbe portare a una diminuzione della pressione della domanda di lavoro sul nostro Cantone”.
“La trattativa - conclude Bignasca - sarà comunque difficile, questo va messo in conto. Ognuno di noi potrà fare la propria parte, ma il negoziato andrà svolto nelle sedi istituzionali appropriate. E, come è logico e giusto, le delegazioni dei due Paesi tratteranno per ottenere la miglior soluzione possibile a vantaggio dei cittadini che rappresentano”.
AELLE