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11.10.2018 - 17:220

Il Gruppo Kerning taglia in Ticino, Mirante a Caprara: "Siamo un po' meno il paese di Bengodi per queste aziende. Non era amore vero, ma solo un flirt"

L'economista e candidata al Governo: "Il polo della moda si sta dirigendo altrove, o almeno così sembra. Noi invece, caro Presidente, rimaniamo qui"

di Amalia Mirante *

 

Ho chiesto ospitalità a LiberaTV per rispondere al presidente del PLR Bixio Caprara perché ritengo che il tema dello sviluppo economico sia di fondamentale importanza per il nostro Cantone.

I fatti: l’anno prossimo un importante gruppo internazionale di beni di lusso sposterà 150 impieghi dal Ticino in Italia. La notizia tocca l’intera economia cantonale, oltre che colpire pesantemente le persone toccate dal provvedimento.

Il settore della moda è diventato un settore sensibile perché genera un importante gettito fiscale. D’altra parte abbiamo tutti ormai capito che alcune aziende si insediano nel Cantone solo momentaneamente, finché conviene loro. Lo sa bene anche il Presidente.

La localizzazione di un’impresa dipende da tanti motivi. Nel caso della logistica legata alla moda, in Ticino alcuni motivi sono ricorrenti. Il primo sono i vantaggi fiscali di cui hanno potuto beneficiare le società a tassazione speciale: più utili risparmiati dalle tasse insomma.

Altro tema riguarda la tassazione dei dirigenti delle imprese: la tassazione svizzera è molto più conveniente che quella dei paesi vicini.

C’è anche la burocrazia “leggera”: la facilità e la rapidità con le quali queste aziende riescono a ottenere terreni e licenze edilizie.

Conta probabilmente meno (ma conta) la differenza del costo del lavoro tra l’Italia e la Svizzera: se il salario versato in Svizzera a lavoratori frontalieri è simile a quello che avrebbero guadagnato in Italia, ogni lavoratore costa alle imprese molto meno perché i contributi sociali svizzeri sono di gran lunga inferiori a quelli italiani.

Ma il mondo cambia in fretta. E noi siamo un po’ meno il paese di Bengodi per queste aziende. L’UE preme contro quella che ritiene evasione fiscale mascherata da agevolazione. Inoltre spinge, con sussidi e incentivi, per il rientro delle aziende. La due cose combinate stanno avendo l’effetto voluto. Le grandi aziende ripartono. Non era amore vero, insomma, ma una relazione di interesse. Un flirt, non una grande storia. Che cosa lasciano qui da noi?

La mobilità è una delle differenze fondamentali tra le grandi aziende e le piccole e medie imprese: e così, in men che non si dica, il settore fashion emigra e la stabilità economica del cantone Ticino è messa in discussione. Ciò che serve oggi al Cantone è una politica di sviluppo economica di medio periodo che garantisca sì utili alle aziende, ma che nel contempo garantisca un arricchimento al nostro Cantone. Bisogna cercare e favorire aziende che si radichino qui, che creino, producano e facciano utili insieme al Paese e ai suoi cittadini, non sfruttandolo.

Un’economia sana è quella che permette a noi e ai nostri figli di immaginare un futuro su questo territorio e in questo paese. Un’economia sana genera ricchezza vera e stabile. Un’economia sana promuove una crescita economica ma anche civile. Temo purtroppo che questa economia non verrà dal polo della moda. Il polo della moda si sta dirigendo altrove, o almeno così sembra. Noi invece, caro Presidente, rimaniamo qui.

 

* economista, candidata PS al Consiglio di Stato

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