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Elezioni federali 2019
11.07.2019 - 08:500
Aggiornamento: 03.09.2019 - 11:39

PPD-PLR, anche Fiorenzo Dadò benedice l'alleanza: "La storia, i valori, la realtà... E adesso iniziamo da Berna"

Il presidente del PPD: “Pensare di poter continuare così è un po’ come starsene a guardare con l’innaffiatoio in mano un fiore mentre muore di sete, sperando nella pioggia”

di Fiorenzo Dadò (editoriale di Popolo e Libertà) *

 

Le recenti discussioni in seno ai due partiti di centro sulla possibilità di dare vita ad una congiunzione tecnica in vista delle elezioni federali di ottobre, richiamano con forza un’altra necessità impellente, ossia l’importanza di una riflessione seria e profonda sulla necessità di dare vita nel prossimo futuro ad un movimento d’area che sappia rispondere alle esigenze della società moderna, ridando lucentezza e coerenza all’identità della politica moderata di centro, oramai incapace di affrontare efficacemente e con la necessaria velocità le sfide odierne e il decennale calo dei consensi.

 

Pensare di poter continuare così senza far niente di concreto in attesa di improbabili tempi migliori, è un po’ come starsene a guardare con l’innaffiatoio in mano un fiore mentre muore di sete, sperando nella pioggia. I popolari democratici, proprio in virtù della loro storia e del contributo che hanno dato al successo del nostro Paese, devono farsi partecipi e attori di questo cambiamento.

 

IL SONDAGGIO, IL TREND E LA STRATEGIA

 

Il PPD, lo scorso anno, aveva promosso con successo un sondaggio presso la propria base, andando a chiedere a migliaia di aderenti l’opinione su diversi temi delicati quali ad esempio i rapporti con l’Europa, la politica occupazionale e sociale. Le risposte, in taluni casi, furono sorprendenti e non potranno essere ignorate. Tuttavia sarebbe illusorio credere che basterà riposizionarsi un po’ per frenare l’erosione di consensi che è in atto da decenni.

 

Il motivo del trend negativo dei partiti tradizionali in Europa è complesso essendo legato anche al periodo storico e alla crisi d’identità dell’Occidente, tanto che nessuno fino ad oggi ha saputo indicare una cura efficace, lasciando spazio di crescita ai movimenti populisti.

 

Il PPD è ancorato ad una storia e a valori etico-sociali ben chiari ma, se non vuole scomparire, deve fare i conti con la realtà. Per questo, in un momento in cui si assiste all’unione delle forze sia a destra sia a sinistra, occorre immediatamente reagire con pragmatismo e intelligenza, rafforzando il centro. Caso contrario, le brutte sorprese, per le forze moderate, sono alle porte.

 

INIZIAMO DA BERNA

 

La sfida alla quale si sta andando incontro ad ottobre è di quelle epocali e potrebbe mettere in forse la capacità di far sentire forte e chiara la voce del Ticino a Berna.

Da una parte erano anni che non si assisteva ad un conglomerato di alleanze di questa portata. Sinistra, estrema sinistra e i nostalgici di Mao, Pol Pot e Fidel Castro, gli unici che nel loro programma hanno ancora tra i punti fermi un’assurda adesione della Svizzera all’Unione Europea, e dall’altra la destra populista, con tutto quel che di bizzarro e contradittorio comprende.

Due facce contrapposte e distanti che assieme non sono oggettivamente in grado di collaborare e creare consenso. Il Ticino, se vuole continuare ad ottenere qualcosa di concreto a Berna, non può permettersi di presentarsi con una deputazione divisa e litigiosa, ma deve unire le forze e saper pragmaticamente costruire per gli interessi dei ticinesi.

 

PPD, PLR, VERDI LIBERALI: UNA FORZA AL CENTRO

 

La maggioranza degli elettori ticinesi votano i partiti moderati di centro, non sono estremisti e credono che per ottenere dei risultati serve una politica seria e un’azione concertata, non certo insulti e slogan gridati a ripetizione come dei mantra.

Per questo occorre pensare seriamente ad un’alleanza strategica tra quei partiti che possano garantire serietà e stabilità, nonché efficacia nelle relazioni contrattuali con il resto della Svizzera. Questo non significa affatto perdere la propria identità o svendere l’anima, che rimarrebbe intatta. Significa affrontare la realtà con pragmatismo, nell’interesse del Cantone e dei ticinesi. In tutta la Svizzera ciò avviene. Perché non in Ticino? Noi siamo pronti a fare al nostra parte.

 

* presidente cantonale PPD

 

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