POLITICA E POTERE
L'addio di Pini al Gran Consiglio: "Non devo andare, voglio andare"
Il sindaco di Locarno ha scelto di annunciare la decisione ieri sera, alla Magistrale, nel corso del ricevimento in onore del Parlamento
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LOCARNO – Dieci anni dopo il suo debutto in Gran Consiglio, Nicola Pini saluta il parlamento cantonale. Il sindaco di Locarno ha scelto di annunciare la decisione ieri sera, alla Magistrale, nel corso del ricevimento in onore del Gran Consiglio organizzato dal Locarno Film Festival e dalla Città. Un contesto dal forte valore simbolico, come lui stesso ha ricordato: «Il mio primo intervento in Gran Consiglio è stato proprio sul Festival del Film di Locarno, l’8 giugno 2015. Oggi, a Locarno, durante il Festival, vi comunico la mia decisione di lasciare il parlamento cantonale».

Pini ha già avvisato il presidente del Gran Consiglio, Fabio Schnellmann, dell’imminente consegna della lettera di dimissioni.

«Non devo andare, voglio andare»
Il sindaco ha citato tra le ragioni della scelta il carico di impegni legati al Municipio, la salute e la famiglia, che presto si allargherà, ma soprattutto la convinzione che sia arrivato il momento giusto per un passaggio di testimone: «Ho dato a questo bellissimo ruolo dieci anni e ora sento che è il momento di un cambiamento. Decidere al momento giusto è importante. Oggi è a Locarno che voglio indirizzare i miei sforzi, creando spazio per altre attività e ruoli, personali e professionali».

Ha sottolineato di essere «onorato di essere stato deputato e di aver presieduto il Gran Consiglio» e, con un pizzico d’orgoglio, ha aggiunto: «Non devo andare, voglio andare. Lo faccio per mostrare una politica che lascia spazio e cambia, e per incoraggiare i giovani a farsi avanti, perché la politica è uno dei modi più incisivi e belli per migliorare il mondo».

Il bilancio di dieci anni
Pini ha ripercorso con emozione i momenti più significativi della sua attività parlamentare: l’anno di presidenza, i nove anni in Commissione gestione, le ore passate ad ascoltare prospettive diverse, le notti dedicate allo studio degli incarti. «Ho imparato tanto sul Ticino, sulla società e su tanti temi. Ho cercato di dare il mio contributo attraverso atti parlamentari e rapporti commissionali».

Il messaggio finale ai colleghi è un richiamo al senso di responsabilità: «Non dimenticate mai che le persone ci guardano. Dal modo in cui ci parliamo e affrontiamo il dissenso dipende il livello della nostra società. Se il dibattito scade, se si fa leva sulla paura, se si riduce tutto a scontri e colpi di scena, all’inizio potrà sembrare intrattenimento, ma alla fine perderemo tutti».

L’eredità politica e il rapporto con il Cantone
L’uscita di scena di Pini priva Locarno della sua voce più influente a Bellinzona, ma il sindaco minimizza i rischi di una perdita di peso politico: «Locarno resta ben rappresentata, con Giuseppe Cotti, Paolo Caroni, Luca Renzetti e Matteo Buzzi. Per farsi ascoltare dal Cantone non serve per forza essere in Gran Consiglio: contano argomenti solidi e visioni chiare. E magari fare squadra, come hanno fatto Lugano e Bellinzona».

Sottolinea inoltre che i rapporti tra Cantone e Comuni vanno affrontati «a livello istituzionale e non personale». Un compito che continuerà a perseguire: «Durante la mia esperienza parlamentare ho cercato di fare da ponte e continuerò a farlo da sindaco, con la conoscenza del funzionamento del Cantone maturata non solo in dieci anni di parlamento, ma anche nei quattro anni da collaboratore personale di una consigliera di Stato».

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