Il coordinatore della Lega: “Quando gli attacchi diventano così continui da far perdere la pazienza perfino a un monaco tibetano, è umano che il tono si faccia più diretto

Daniele Piccaluga, parlando della proposta dell’UDC di approfondire i costi del progetto Tram-Treno, Claudio Zali ha detto: “L’intenzione di chi chiede il rinvio non è quella di avere ragguagli, ma di avere il mio posto. Questo sottintende ostacolare ogni cosa che io faccio, a rischio di danneggiare l’intera popolazione”. Poi, giovedì in Gran Consiglio ha sbottato contro i vertici dell’UDC: “Siete nulli”. Sottoscrive e condivide le parole del vostro ministro?
"In politica c’è chi fa domande per capire e chi le fa per guadagnare tempo, sperando che nel frattempo cambi il conducente. Succede anche sui tram-treni: non potendo fermare il convoglio, qualcuno tira il freno d’emergenza e poi ci spiega che lo fa “per sicurezza”.
Quanto al “Siete nulli”: non è una frase da manuale di buone maniere istituzionali, ma è una reazione comprensibile. Quando per mesi ogni progetto diventa un bersaglio sistematico, prima o poi qualcuno smette di parlare in burocratese e lascia uscire anche un filo di animo leghista, quello ruvido e ironico che non fa giri di parole. A forza di tirare sassi al parabrezza, prima o poi il conducente frena di colpo.
Detto questo, mi sarei aspettato un appoggio più compatto dai nostri “cugini”: non per automatismo, ma per buon senso. Perché, quando l’atteggiamento diventa il “no” a prescindere, a ogni progetto, sempre e comunque, anche il cittadino capisce che non è più controllo: è delegittimazione, indipendente dal merito. E a forza di fare opposizione per riflesso condizionato, l’UDC finisce per farsi male da sola. E soprattutto il traffico, a differenza della politica, non aspetta che finisca la campagna elettorale".
In autunno era prevista una decisione di Zali su una sua eventuale ricandidatura nel 2027. Siamo in inverno e nulla ancora si sa. Quando arriverà questa risposta, e si augura sempre che sia positiva? In ogni caso, dopo l’ultimo strappo, è ancora immaginabile un’alleanza con l’UDC?
"Le decisioni serie non si prendono a scadenza, come i pacchi da recapitare entro mezzogiorno. Arriverà quando sarà matura: non quando fa più rumore, né quando qualcuno spera di dettare l’agenda a colpi di comunicati.
Sull’alleanza: certo che è immaginabile. La porta del confronto è aperta, l’abbiamo detto e lo ripetiamo. Ma a una condizione minima: che dall’altra parte entrino con delle idee, non con un martello.
Perché, se ogni settimana l’obiettivo è “Zali”, qualunque sia il dossier sul tavolo, viene un dubbio legittimo: non si sta cercando una soluzione, si sta cercando un pretesto. E un’alleanza basata sui pretesti dura quanto un tram-treno con il freno d’emergenza tirato: resta lì, fa rumore e non porta nessuno da nessuna parte".
L’ultimo a finire nel mirino dell’UDC è stato il ministro della sanità Raffaele De Rosa, e anche lui l’ha presa sul personale, parlando di “un attacco alla mia persona” da parte di Piero Marchesi. Non è che i consiglieri di Stato sono troppo suscettibili e insofferenti alle critiche?
"Io apprezzo Zali e il suo sarcasmo: di solito è il suo modo elegante di incassare certe critiche e, con garbo, rispedirle al mittente senza alzare la voce. Poi, certo, ogni tanto “parte l’embolo”: quando gli attacchi diventano così continui da far perdere la pazienza perfino a un monaco tibetano, è umano che il tono si faccia più diretto. E, diciamolo, Zali come Gobbi non hanno bisogno del difensore d’ufficio: sanno reggere il confronto e sanno rispondere.
Il punto, semmai, non è la suscettibilità dei Consiglieri di Stato: è la qualità delle critiche. Se si discute di dossier, si risponde coi fatti. Se si passa al tiro al bersaglio personale, è umano farlo notare.
Su De Rosa, però, permettetemi: prima di archiviare tutto come “attacco alla persona”, ci sono domande puntuali sul Dipartimento che dirige che meritano risposte altrettanto chiare. Perché la pelle può anche essere sottile, ma i problemi, purtroppo, sono spesso più spessi".