SALUTE E SANITà
Tumore al seno e screening mammografico: quando la prevenzione fa davvero la differenza
Alla Clinica Sant’Anna una conferenza per informare sull’importanza della diagnosi precoce. Dati, informazioni, consigli, ma anche testimonianze dirette e toccanti di chi ha lottato e ha vinto

SORENGO – Nel mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, promossa a livello internazionale con l’iniziativa “Ottobre Rosa”, si è tenuta martedì scorso alla Clinca Sant’Anna di Sorengo una conferenza sullo screening mammografico come strumento di diagnosi precoce.

Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente e la principale causa di decesso tra le donne. Con quasi 6000 nuovi casi all’anno, di cui circa 350 in Ticino, la Svizzera è tra i paesi con la più alta incidenza di tumori al seno in Europa; ogni anno si verificano circa 1400 decessi, di cui 60-70 nel nostro Cantone. Dato l’elevato numero di donne colpite, il tumore al seno rappresenta a tutti gli effetti un problema di salute pubblica. Per questo è importante rendere attenti sull’importanza della diagnosi precoce, che favorisce il ricorso a terapie meno invasive e migliora le possibilità di guarigione.

Il Programma di screening mammografico: l’impegno del Cantone per la prevenzione

Oggi, la mammografia è lo strumento scientificamente più appropriato e raccomandato per riconoscere il tumore al seno sin dagli stadi iniziali, prima di sintomi manifesti. Dal 2015 il Dipartimento della sanità e della socialità, tramite il Centro programma screening Ticino, offre a circa 50.000 donne residenti la possibilità di sottoporsi a una mammografia di screening ogni due anni. A partire dai 50 anni, ogni donna riceve un invito personale a partecipare al Programma di screening scegliendo uno dei 14 Centri di radiologia accreditati presso cui eseguire l’esame, il cui costo è rimborsato al 90% dall’assicurazione malattia obbligatoria, mentre il restante 10% è assunto dal Cantone.

Su circa 25.000 lettere inviate, sono state 14.287 le ticinesi che hanno aderito nel 2022: una percentuale del 61%, in linea con quanto si osserva a livello nazionale. Una conferenza all’insegna della sensibilizzazione e responsabilizzazione, con l’auspicio di raggiungere in futuro il 100% delle adesioni al programma cantonale di screening, alla quale sono intervenute, moderate dalla giornalista Maria Grazia Buletti: la responsabile del Centro cantonale di screening mammografico Alessandra Spitale, che ne ha illustrato il funzionamento; la dottoressa Paola Rodoni Cassis, radiologa e responsabile del servizio di radiologia, la sua collega Amelia Giampietro, pure radiologa, e la “Breast care nurse” Erna Ramelli, figura fondamentale per l’accompagnamento delle pazienti durante la terapia. Tre figure che fanno capo al Centro di Senologia della Sant’Anna.

Le radiologhe Giampietro e Rodoni Cassis hanno spiegato rispettivamente come lo screening mammografico riesca a individuare il tumore mammario nelle sue diverse manifestazioni, spesso precocemente e in modo risolutivo; inoltre, in caso di lettura positiva dell’esame, come si procede con ulteriori accertamenti e nel trattamento, qualora necessario.

Le cause scatenanti del tumore della mammella non sono ancora del tutto note, ma sono noti i fattori, che espongono la donna a un maggior rischio di ammalarsi. “Bisogna distinguere fattori di rischio genetici e familiari – ha spiegato la dottoressa Giampietro, tra i quali, ad esempio, quando un parente di primo grado al di sotto dei 50 anni si ammala; oppure fattori riproduttivi e ormonali, come un menarca precoce (prima mestruazione prima dei 12 anni) o una menopausa tardiva (dopo i 55), l’assenza di gravidanze o una gravidanza che arriva dopo i 30 anni: tutte condizioni che espongono il seno a una maggiore stimolazione ormonale”. La dottoressa Giampietro ha indicato pure l’allattamento quale valido alleato contro l’insorgenza del tumore al seno e, nel caso si assumano contraccettivi orali, come la loro interruzione aiuti ad abbattere il rischio di insorgenza della malattia. Inoltre, la mammografia è un esame assolutamente sicuro dal punto di vista dell’emissione di radiazioni – ha specificato la radiologa - in quanto il dosaggio è minimo, di molto inferiore a quello delle radiazioni naturali e di quelle di altri agenti nocivi (come il fumo di sigaretta) a cui siamo esposti quotidianamente.

A livello di prevenzione, è fondamentale che la donna impari sin da giovane a prestare attenzione ai cambiamenti del proprio corpo: “Dai 20 anni è buona regola praticare regolarmente l’autopalpazione del seno e non trascurare anomalie della cute come arrossamenti, screpolature, alterazioni o secrezioni del capezzolo”, ha raccomandato Amelia Giampietro. “Questo primo step autodiangostico non va tuttavia sostituito ai regolari controlli dallo specialista, come l’appuntamento annuale con il ginecologo e altri esami quali l’ecografia del seno, particolarmente indicata per le donne fino ai 40 anni”.

Alessandra Spitale ha invece illustrato i dati statistici attuali. “Il 20% dei decessi per tumori tra la popolazione femminile – ha spiegato - sono causati da tumore al seno, e il 30% delle diagnosi tumorali riguardano un tumore della mammella. Inoltre, l’incidenza aumenta con l’età: oltre il 75% dei tumori è diagnosticato in donne oltre i 50 anni. Tuttavia, la prognosi è generalmente favorevole; la probabilità di sopravvivenza è mediamente dell’87% dopo 5 anni dalla diagnosi e dell’80% dopo 10 anni”. La sopravvivenza dipende in ampia misura dallo stadio del tumore al momento della diagnosi: “In caso di individuazione precoce del tumore (entro i 2 mm) la probabilità di sopravvivenza dopo 10 anni aumenta fino al 90-95%. E quanto più è precoce lo stadio in cui è diagnosticata la malattia, tanto più efficaci sono i trattamenti e le prospettive di vita. Di qui l’opportunità di offrire un programma cantonale di diagnosi precoce di qualità”, ha sottolineato Spitale.

Un esame accurato e affidabile, con rigorosi controlli qualitativi

Il Programma cantonale di screening, perché sia accurato e affidabile, deve rispondere a dei rigidi requisiti, mentre l’indagine mammografica è sottoposta a rigorosi controlli di qualità.

Dalla diagnosi al trattamento

Il processo di diagnosi del tumore alla mammella segue un iter molto accurato, con una lettura indipendente, doppia ed eventualmente tripla, da parte di radiologi che dovranno risultare concordanti sul risultato che, se negativo, porta la paziente a essere convocata per un nuovo esame dopo due anni. Qualora le diagnosi concordassero nell’individuare una lesione, o vi fosse un contrasto, si procede a una presa a carico multidisciplinare nella diagnosi e nella eventuale presa a carico.

Questo iter, per quanto elaborato, non richiede molto tempo. “Dalla mammografia al risultato finale trascorrono al massimo 8 giorni lavorativi in caso di indagini aggiuntive; altrimenti, in assenza di esiti dubbi, i tempi di attesa si riducono: nel 97% dei casi entro 2-4 giorni la paziente riceve il risultato dell’esame a casa, e anche questo standard rientra in quanto previsto dall’ordinanza federale sulla qualità del programma di screening”, ha aggiunto Alessandra Spitale.

Se l’esito è positivo. Gli accertamenti di secondo livello

Se la lettura della mammografia dà un esito positivo, il percorso prosegue secondo iter individualizzati, con ulteriori indagini che possono includere un’ecografia con ingrandimenti, una tomosintesi, una risonanza magnetica o una biopsia.

L’accompagnamento durante la malattia: “Un oggi alla volta”

Quando purtroppo la diagnosi definitiva rivela la presenza di un tumore che richiede la presa a carico della paziente per il trattamento, entra in gioco una figura ancora poco conosciuta: la “Breast care nurse”, nata all’inizio degli Anni ‘80 nel Regno Unito. Alla Clinica Sant’Anna questo ruolo è rivestito dall’infermiera di senologia Erna Ramelli.

“Soprattutto nei primi momenti dopo la diagnosi, ma anche nelle fasi successive di elaborazione della malattia, la donna può attraversare un momento di disorientamento, sentendosi sopraffatta nel comprendere e classificare la serie di informazioni ricevute e le raccomandazioni terapeutiche. Può sentirsi inoltre destabilizzata a livello psicologico, perché la malattia sconvolge non solo emotivamente ma anche dal punto di vista pratico, nella gestione della routine familiare e lavorativa”, ha spiegato Erna Ramelli.

Ecco che nel percorso terapeutico interviene l’infermiera senologica per accompagnare e sostenere la donna e i suoi familiari. “La Breast care nurse ascolta, infonde coraggio e fiducia, aiuta a comprendere le informazioni fornite dai medici e a definire le aspettative e le esigenze personali, suggerisce attività personalizzate a beneficio della paziente - come la partecipazione a eventi ricreativi o gruppi di ascolto, perché la coesione e la condivisione sono fondamentali nel processo di guarigione”.

“’Un oggi alla volta’, è il messaggio che tengo a trasmettere alle donne di cui mi prendo cura; a piccoli passi, verso l’obiettivo di rinascita”, ha concluso Ramelli.

Le testimonianze e l’interesse del pubblico

Dalla nutrita partecipazione del pubblico è emerso non solo il bisogno di conoscere meglio la malattia, ma anche un grande interesse al tema della prevenzione, oltre al desiderio di condivisione da parte di chi ha lottato, sofferto, e ha vinto, come Kathleen con la sua toccante testimonianza (GUARDA IL VIDEO).

L’intervento di un paziente maschile, che ha raccontato come, per un caso fortuito, durante un controllo, sia riuscito a individuare i sintomi precoci della malattia e ad affrontarla per tempo, ha dimostrato che anche tra gli uomini si verificano dei casi. Trattandosi però di eventi più rari, non è presente un programma di screening maschile.

A fine conferenza, la direttrice della Clinica, Michela Pfyffer, ha preso la parola per congratularsi con le relatrici per il loro lavoro e il loro impegno costante, e ha lanciato un appello al pubblico: “Il futuro non è un dettaglio, ciascuno di voi si faccia ambasciatore di ciò che ha appreso questa sera, perché la prevenzione non faccia più paura ma sia senso di responsabilità”.

 “Ottobre Rosa 2023 si è concluso con l’ultimo appuntamento pubblico sabato scorso, presso il Centro Lugano Sud di Grancia, dove si è svolto il tradizionale “Apero in Rosa”.

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