La road map di Norman Gobbi, l'equivoco sul quale gioca il Governo e la necessità di una data certa per l'implementazione delle iniziative sui premi

di Andrea Leoni
Sgombriamo il campo da un equivoco (un equivoco sul quale il Governo sembra voler costruire una strategia da apprendisti stregoni). Il Consiglio di Stato ha la facoltà di decidere “quando” le due iniziative sui premi entreranno in vigore, ma non ha affatto il potere di decidere "se" e "come" (a quali condizioni), implementare la volontà popolare.
Il confine è fumoso - si presta ad equivoco, per l’appunto - eppure è una distinzione fondamentale e che va ben sottolineata in rosso, intesa come linea. Per essere chiari: i ministri non possono in alcun modo - come invece continuano a ripetere - legare l’entrata in vigore delle iniziative alle coperture finanziarie. Il meccanismo corretto è esattamente l’opposto: devono metterle in atto e trovare i soldi per renderle sostenibili. Però hanno una leva, l’unica ma importante, concessa dagli ingenui iniziativisti: scegliere la data.
Per cominciare a mettere un po’ d’ordine, occorrerebbe innanzitutto sbarazzare il campo da questa ambiguità e fissare una scadenza. Tutti i partiti si sono detti concordi nel dire che la volontà popolare va realizzata nel più breve tempo possibile. Crediamo che il primo gennaio 2027 sia una data ragionevole e che possa trovare ampio consenso. Questo potrebbe essere il primo punto sul quale cominciare a costruire un progetto d’intesa, la più larga possibile.
In queste ore fa discutere la fuga in avanti del presidente del Governo Norman Gobbi che, sul Mattino della Domenica, ha anticipato le intenzioni dell’Esecutivo. Nell’intervento di Gobbi l’unica nota positiva, sta nell’annuncio stesso: il Governo degli opossum (cit. Fiorenzo Dadò) è vivo e progetta un piano. Il silenzio delle ultime settimane, infatti, aveva indotto più d’uno a temere l’ennesima catalessi. Tralasciamo qui le modalità scelte dal ministro leghista per esternare la road map, poiché la sostanza - se confermata - sarebbe di gran lunga peggiore della forma.
Se appaiono sensati alcuni ritocchi ai parametri della Ripam per ridurre la platea dei futuri sussidiati del 10% e i relativi costi, di converso risultano ingannevoli prospettive come un’introduzione graduale delle iniziative e, peggio ancora, la creazione di fantomatici gruppi di lavoro che storicamente, in Ticino, hanno sempre avuto il ruolo di porti delle nebbie, dove lasciar decantare “ad perpetuam” le grane. Diceva Geo Camponovo: chi non sa cosa fare, crea un gruppo di lavoro.
In molti, in queste ore, nei pettegolezzi di Radio Lavanderia, hanno ipotizzato che più che il piano del Governo, quello pubblicato sul Mattino sia quello di Norman Gobbi. Ci permettiamo di dissentire. Ci sbaglieremo, ma a noi è parsa chiara l’ispirazione “vittiana” dell’impalcatura snocciolata dal leghista.
I partiti di Governo facciano molta attenzione a farsi trascinare in quello che più che un piano sembra un pantano governativo. Se alle prossime elezioni le iniziative non saranno pienamente in vigore, la fattura dei ticinesi ricadrà su di loro. E sarà salatissima.