CANTONALI 2023
Genini: "La prima riforma che serve per rilanciare il Ticino"
Secondo la candidata PLR, in Ticino si nota una tendenza all'inazione che risiede nella struttura del sistema politico col metodo proporzionale. "Auspico un passaggio al maggioritario e una quota di sbarramento per entrare in Gran Consiglio"

di Simona Genini*

Ci siamo adagiati un po’ troppo nella nostra condizione di benessere? È una domanda ricorrente tra chi cerca di ritrarre il volto della Svizzera di domani. Se è vero che siamo un Paese estremamente prospero e innovativo, negli ultimi anni ci stiamo tuttavia chiedendo se proprio questo livello di benessere sia in realtà un freno alle delle quali il Paese avrebbe urgente bisogno.

Esempi noti a tutti sono le discussioni inconcludenti sul sistema pensionistico o sui costi della sanità, con un succedersi di micro-riforme che ben presto mostrano i propri limiti e non ci permettono di guardare serenamente al futuro.

Da questo punto di vista, il Ticino non si comporta meglio della madrepatria. Anche il nostro panorama politico è dominato da logiche di breve periodo, mentre che le grandi sfide vengono lasciate sullo sfondo – a incombere sul futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Uno dei motivi di questa inazione risiede nella struttura stessa del nostro sistema politico, che rappresenta un unicum a livello nazionale. In tutti gli altri Cantoni il Consiglio di Stato è eletto con il metodo maggioritario mentre che in Ticino vige ancora il sistema proporzionale. Nell’attuale scenario elettorale, il passaggio al maggioritario comporterebbe verosimilmente di passare da 4 a soli 3 partiti di governo. Occorrerebbe dunque costruire larghe coalizioni attorno a programmi condivisi, a tutto vantaggio della chiarezza verso l’elettorato ma anche e soprattutto di un’accresciuta governabilità del Cantone fondata su un’ampia legittimazione popolare.

Non occorre dire quanto bene farebbe al Ticino il passaggio a un Governo eletto con il sistema maggioritario. In primo luogo, ci potremmo finalmente liberare dalla nostra imbarazzante unicità – eredità di un passato politico turbolento, che per fortuna abbiamo superato. Secondo aspetto, ben più importante: questa piccola rivoluzione permetterebbe di bonificare il nostro clima politico, visto che imporrebbe a tutti di distanziarsi dall’attuale cultura del compromesso ad ogni costo.

Se sarò eletta in Parlamento, di sicuro collaborerò con tutte le forze politiche che (fin qui soltanto a parole) hanno mostrato di auspicare una riforma della nostra Legge elettorale.

In più, non vedo l’ora di portare una proposta collaterale: vista la crescente proliferazione di partitini, spesso orientati all’ostruzionismo più che alla costruzione, credo sia il momento di dotarci anche di una soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento – a tutto vantaggio dell’auspicata governabilità del Paese.

*candidata al gran consiglio per il PLR

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