ALLUVIONE
Dalla Piazza Grande ‘veneziana’ alla ‘notte di paura’ del 1978, viaggio per immagini fra il Ticino e le sue alluvioni
Più toccate dal fenomeno sono le valli del Sopraceneri e il Locarnese, il Verbano è infatti il lago più irrequieto. Ma le esondazioni si verificano anche nel più tranquillo Ceresio, l’ultima nel 2002, dopo 51 anni di ‘calma’

LUGANO – Quello che stiamo vivendo in queste ore è uno scenario che si ripete periodicamente: in Svizzera, come nel resto della regione alpina, le alluvioni sono il pericolo naturale maggiore e che si presenta in maniera più ricorrente. In Ticino poi, chi è del Locarnese, soprattutto se abita nei pressi del lago, è abituato a far i conti periodicamente con la sua fuoriuscita.

Il Verbano

Nel nostro cantone infatti, più toccati dalle alluvioni sono il Locarnese e le valli del Sopraceneri. E basta, per averne un colpo d’occhio sommario, dare uno sguardo alla pagina di Wikipedia dedicata al Lago Maggiore per vedere che è alto il numero di volte in cui il lago è ‘entrato in città’, ossia quando ha superato il livello dei 196 metri. Cosa che stiamo vivendo anche in questo momento: attorno alle 18.30, come si legge sul sito dell’UFAM, il valore registrato era di 196.25 metri.

Sono momenti che, nonostante i disagi e i danni materiali, regalano anche immagini suggestive: difficile dimenticare l’esondazione del 2000, quando il Lago Maggiore a Locarno arrivò a lambire l’inizio di una Piazza Grande ‘veneziana’, con le persone a spasso fra i portici in barca o windsurf.

Quell’anno il Verbano raggiunse i 197.55 metri, il valore più alto mai registrato dall’inizio delle misurazioni vere e proprie e che superò anche l’ultimo record registrato solo 7 anni prima, nell’ottobre 1993 (in questo mese si ebbero le precipitazioni più importante mai registrate per questo periodo dal 1901), quando il lago toccò i 197.24 metri e diversi quartieri di Locarno e dei paesi rivieraschi rimasero sott’acqua per trenta giorni (guarda il servizio della SRF allegato).

Molte, come detto, furono le esondazioni e quasi altrettante sono le testimonianze fotografiche e video, di cui abbiamo raccolto un’esigua parte in questo articolo. Fra cui anche il suggestivo filmato di un viaggio percorso con la Centovallina durante un periodo di acqua alta: era il 1981 e i binari correvano ancora in superficie per il centro di Locarno.

Il Ceresio

Se il Verbano può esser considerato, si perdoni la leggerezza, il cugino più irrequieto e combina guai, il Ceresio è invece “un lago che non fa paura”, come titola anche il libro del fotografo Ely Riva, che ha documentato gli effetti del suo straripamento nel 2002, quando raggiunse i 271.72 metri, avvenuto a ben 51 anni di distanza dall’ultimo, quello del 1951.  Infatti, anche il Lago di Lugano non è esente dal fenomeno, nonostante avvenga qui più di rado. La più grave esondazione fu nel 1896, difficile però ritrovare i dati esatti sul livello raggiunto dal lago.

L’alluvione del 1978, ‘Una notte di paura’

Quella fra il 7 e l’8 agosto del 1978 fu, come scrisse il giorno seguente il giornale del popolo, “una notte di paura”. In quelle ore si verificò una delle peggiori alluvioni che abbiano mai sconvolto il Canton Ticino, tanto distruttiva, quanto inattesa, perché a causarla non fu l’innalzamento dei laghi, ma le piene dei fiumi. In particolare della Maggia.

Fu un attimo. Le centinaia di litri di acqua che si accumularono con le intense piogge che colpirono il Sud delle Alpi, si riversarono sul terreno ingrossando i fiumi a dismisura. La Maggia e il Ticino ruppero gli argini, trascinando con se quel che trovarono sul loro cammino: una furia devastatrice che lasciò sul suo cammino fango, detriti e auto divelte.

“Non si ricorda non solo a memoria d’uomo, ma nemmeno nelle cronache storiche che sono giunte fino a noi, una simile violenza degli elementi sulla città e i dintorni di Locarno”, aveva commentato l’allora sindaco di Locarno Carlo Speziali il mattino seguente.

Quella notte persero la vita sette persone. Colpite furono soprattutto le Terre di Pedemonte, il Locarnese e la Vallemaggia (altre foto, cliccando qui).

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