Enrico Morresi, decano dei giornalisti ticinesi, spiega: "Ci vuole sempre buon senso, sono casi che meritano rispetto. Di norma se ne riferisce se si tratta di un personaggio pubblico"
LUGANO - C'é una regola che normalmente viene rispettata dai giornalisti. È quella secondo la quale, di fronte a un caso di suicidio, non se ne riferisce perché, come ci spiega Enrico Morresi, giornalista e già presidente del Consiglio della stampa, "il suicidio merita grande rispetto ed è difficile valutarne le cause. Tuttavia - ci spiega Morresi - il Consiglio della stampa si è espresso più volte e le indicazioni sono chiare: se il suicidio riguarda un personaggio pubblico se ne può riferire, altrimenti no".
La scelta del giornalista deve quindi tenere in considerazione alcuni elementi a parere di Enrico Morresi, e non bisogna dimenticare il pericolo di imitazione di un gesto. "Il Consiglio della stampa ha valutato, in base ad alcuni studi e dati statistici, che in nessun caso - quindi nemmeno di fronte a un caso che riguarda una persona conosciuta - si debba riferire circa le modalità con e quali una persona si è tolta la vita. È il caso ad esempio dei suicidi con il gas di scarico dell'automobile. Ricordo che questo esempio fu portato per dimostrare, con uno studio, che riferire nei dettagli tale pratica aveva portato ad un aumento dei casi simili in una determinata zona".
Il suicidio quindi rimane un ambito piuttosto delicato da affrontare per i giornalisti, di fronte al dubbio c'è sempre il dilemma se pubblicare o meno una notizia. "Le regole sono comunque da applicare con buon senso - sostiene Enrico Morresi - Ricordo il caso, accaduto anni fa, del vice sindaco di Bellinzona il cui corpo fu trovato nel fiume Ticino. In quel caso ci si pose la domanda se riferire o meno del gesto estremo. Non si poteva non dare la notizia: era una personaggio pubblico e da gironi circolavano notizie circa la sua misteriosa scomparsa. Quindi la notizia fu data".
Ma come comportarsi in un' epoca dove le notizie corrono rapide, grazie anche alla rete, e si corre il rischio di dovere, per la fretta di pubblicare, riferire di un suicidio violando così la regola? Per Morresi è chiaro che "il giornalista ha sempre e comunque il dovere di verificare una notizia. Deve cercare le fonti e accertare la notizia". Una volta che si è stabilito l'accaduto si hanno quindi più strumenti per valutare correttamente. Ma non riferire dei suicidi come notizia di cronaca non vuol dire non parlare di suicidi, sottolinea Enrico Morresi: "Un conto è il fenomeno sociale dei suicidi sul quale si può e si deve parlare, un conto è il caso singolo legato anche al pettegolezzo e il voyerismo che non deve essere alimentato dai media".
ItaCa