CRONACA
Brunetti dimezza la pena chiesta da Noseda: "Per Tito Moron non più di due anni, e con la condizionale"
Il legale di Tito Bravo Moron chiede il proscioglimento dai reati di violenza, dalla bancarotta e dalle truffe. E dice: "Il Nyx si poteva riaprire evitando il fallimento"

di Marco Bazzi

LUGANO - Proscioglimento dai reati legati agli episodi di violenza avvenuti al Nyx nell'ottobre del 2011 e pena sospesa con la condizionale. Quindi scarcerazione immediata al termine del processo. È quanto chiede l'avvocato Elio Brunetti, legale di Tito Bravo Moron, a processo da lunedì per il "Nyxgate".

"Moron non ha mai avuto l'intenzione di sottrarre agli inquirenti gli autori dei fatti denunciati dalla vittima - ha detto l'avvocato -. E dell'episodio è venuto a conoscenza solo dopo il suo arresto".

Per quanto riguarda i reati finanziari, Brunetti ha cercato di smontare la tesi accusatoria del procuratore generale John Noseda, chiedeno il prosciogliemento da buona parte dei capi d'accusa ipotizzati.

sottolineato che Moron non aveva alcuna nozione contabile e che, comunque, "non ha distratto proventi della società Nyx per suoi scopi personali. Tutti gli incassi sono serviti per pagare fornitori, dipendenti e artigiani. Con i fondi prelevati ha contribuito in modo rilevante al finanziamento della ristrutturazione dei locali e al conseguente aumento dell'attivo della società. L'investimento finale si aggira sui 2,8 milioni".

Inoltre, i conteggi finali della società sarebbero stati effettuati una volta liquidato il finanziere David Salama - che era uscito dalla società - e gli artigiani che avevano lavorato al Nyx.

"Il Nyx poteva riaprire ma Noseda si è opposto"

Brunetti ha poi aggiunto che la società Nyx avrebbe potuto ripartire alla grande anche dopo l'arresto di Moron e Guarnieri. Sarebbero bastati 70/80'000 franchi per riprendere l'attività, stando al commissario che ha gestito la società dopo il loro arresto . Brunetti ha letto a tale proposito un verbale: "In qualità di commissario mi sono sforzato di trovare un finanziatore che apportasse léa liquidità necessaria. Purtroppo questa ipotesi è caduta per l'opposizione del Ministero pubbico".

C'erano investitori disposti a mettere a disposizione 100'000 franchi in cambio del 10% delle azioni della Nyx. Ma il procuratore generale John Noseda si è opposto. Brunetti ha osservato che la cessione delle azioni avrebbe potuto danneggiare i diritti della parte civile, vale a dire il Casinò di Lugano. Ma la riapertura del Nyx sarebbe stato possibile anche senza la cessione di azioni. Alla fine Noseda è rimasto fermo sulla sua posizione e la Nyx SA è andata in fallimento. In questo modo, Moron si è ritrovato sulle spalle anche l'accusa di bancarotta fraudolenta. Reato per il quale Brunetti chiede il proscioglimento.

"Il finanziere Salama non è stato truffato da Moron"

Secondo il legale non esiste nemmeno la truffa nei confronti del finanziere ginevrino David Salama, per il quale doveva essere chiarissimo l'accordo con Moron. È stato direttore di banca e ha una società di investimento, quindi, ha detto in sostanza Brunetti, sarebbe stato difficile un inganno nei suoi confronti da parte di Moron.

In ogni caso, se inganno ci fosse stato non è punibile perchè Salama non ha usato la necessaria prudenza e diligenza prima di immettere il milione nella società. Salama stesso ammette a verbale di aver agito con una certa leggerezza e di non aver effettuato controlli nonostante le voci che giravano sulla piazza a proposito della situazione finanziaria di Moron.

"Salama - ha detto Brunetti - non è stato ingannato astutamente e non ha nemmeno subito alcun danno. Quando è uscito dalla Nyx ha riottenuto i soldi che aveva investito e ha incassato 250'000 franchi durante i primi sei mesi di gestione della discoteca".

"E nemmeno c'è truffa al Casinò di Lugano"

"Non vi è stato nemmeno inganno astuto nei confronti del Casinò, in quanto l'investimento effettuato nei locali del Nyx è largamente superiore al milione e mezzo indicato nel contratto d'affitto". La locazione - ha ricordato il legale - sarebbe stata pagata da Moron e Guarnieri, sempre sulla base del contratto, solo dal 1° luglio 2013, in ragione di un minimo di 120'000 franchi all'anno e un massimo pari all'8% del fatturato della Nyx.

Sostenere che, incassando enttrate in nero, Moron intendeva ridurre la cifra d'affari per pagare un affitto inferiore al Casinò, secondo Brunetti, è "un grossolano processo alle intenzioni. Ci si trova infatti in una fase di gran lunga precedente l'eventuale tentativo di reato, non vi è alcun bilancio, non vi è quindi la punibilità del reato, dal quale il mio cliente va completamente prosciolto".

"Una pena massima di due anni"

E infine la pena: "Una pena che permetta a Tito Moron di riacquistare la libertà - ha detto Brunetti -. Credo e ritengo che vada relativizzato l'aspetto del lucro personale. L'imputato si trova oggi con un mare di debiti e un futuro molto dificile da affrontare. Una pena da espiare come quella proposta dal procuratore Noseda avrebbe gravi conseguenze per Moron. La pena va dunque contenuta in un massimo 24 mesi, con la condizionale, dunque, e un periodo di prova di quattro anni".

Moron è incensurato, ha un contratto di lavoro che lo aspetta non appena uscirà dal carcere, in un settore completamente diverso da quello degli esercizi pubblci e delle discoteche. C'è dunque una prognosi favorevole, ha precisato Brunetti, ricordando che Moron ha già trascorso sette mesi in carcere e ha capito gli errori commessi.

E ha concluso: "La pena di quattro anni chiesta da Noseda è fuori luogo, eccessiva. Avrà le sue responsabilità, ma vi è una sproporzione manifesta tra la pena chiesta dall'accusa e le colpe di Moron". Brunetti ha infine chiesto di rinviare al foro civile le pretese di risarcimento formulate dal Casinò.

La replica di Noseda

Il procuratore Noseda ha rimesso in luce nella sua replica i principali aspetti sui quali si basa la sua tesi d'accusa. "Intanto, a David Salama è stato fatto firmare un contratto secondo il quale il suo 30% di azioni della Nyx valeva un milione, quindi è stato ingannato perchè la società non aveva attivi. Inoltre, nei primi sei mesi di attività i due imputati e Salama si sono messi in tasca 800'000 franchi. E alla fine si sono messi in tasca quattro milioni. E poi mi si chiede come mai la Nyx è finita in fallimento. Che loro sapessero che c'era il rischio del fallimento è dato anche dal fatto che tenevano una doppia contabilità. Volevano mettere a posto le cose a fine 2012? L'evidenza dei fatti è che hanno tenuto una contabilità falsa, hanno danneggiato i creditori, compreso lo Stato, e hanno fatto fallire la società".

 

 

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