Il caso di alcuni giovani assunti per un periodo di formazione di 2 anni e poi “precarizzati” in ditte esterne con percentuali di lavoro minime garantite e lavoro su chiamata. Nel frattempo però nel 2013 vengono assunti altri tecnici da formare
di Dario Lanfranconi
COMANO – La RSI forma giovani per poi “parcheggiarli” e utilizzarli su chiamata? Già nel 2011 era scoppiata la polemica sulle pratiche di outsourcing delle professioni tecniche operate dalla RSI. Il domenicale il Caffè denunciava infatti la prassi del personale tecnico “in prestito” da aziende private che mettevano, e mettono, a disposizione il personale, in teoria solo per le produzioni di punta o in caso di eccezionale carico di lavoro eccessivo, ma nella realtà veniva rilevato come la pratica fosse comune e continua, con più di 200 collaboratori tecnici “parcheggiati” nelle aziende private e utilizzati solo al bisogno.
Allora si parlava di “un piccolo esercito di lavoratori precari: circa duecento persone (più o meno il 20% dei dipendenti) che per la tv di Comano figurano solo in prestito”. Accanto alla pratica corrente veniva denunciato anche lo strisciante dumping che il metodo provocava. Le aziende “prestatrici” sono almeno una decina, come la Pg Video del deputato Quadranti, o ancora la Spaid di Savosa, lo studio B&B di Bignotti, Polivideo, Iceberg media Key, VarioFilm, Video Sigma, New Decibel e Palafilm.
Una politica del personale che genera un “flusso di denaro milionario difficile da tenere sotto controllo”, come riferiva l’inchiesta del domenicale e, come spiegava allora un membro del Consiglio del pubblico: “Un sistema poco trasparente, che non permette di capire chi è pagato e se è correttamente pagato. Sfugge ai controlli e, da un punto di vista della formazione, dell’arricchimento tecnico e culturale, dell’innovazione, in azienda non rimane nulla. Vengono, fanno il loro lavoro, intascano e spariscono.”
“C’è stato un periodo in cui tutti i fonici in azienda, tranne uno, erano esterni. Poi è successo un casino e due o tre hanno dovuto assumerli” denunciava già tre anni fa un tecnico Rsi. E Attilio Bignasca chiosava: “Se sono bravi e ticinesi perché non dovrebbero essere assunti?”
Il nuovo tassello
Alla vicenda si aggiunge ora un ulteriore tassello, come riportiamo nella testimonianza che abbiamo raccolto. Proprio nel settembre 2011 diversi giovani, circa una decina, sono stati assunti con lo scopo di essere formati per un periodo di due anni in svariate professioni tecniche, come montatori, script, cameraman tecnici del suono, videomaker, ecc. Certo nessuna promessa è stata loro fatta sulle prospettive post formative all’interno dell’azienda, ma di norma se un’azienda decide di investire nella formazione di propri collaboratori è perché intende poi servirsene. E così in effetti è stato, con la differenza però che a quasi tutti i neo formati, eccetto due, dopo i due anni è stata proposta sì un’assunzione, ma non con la radiotelevisione pubblica, bensì proprio sotto una delle ditte dalle quali la RSI si serve per il prestito del personale. Tutto bene dunque? Non proprio, visto che viene garantito in media solamente un impiego a ore pari a 100 entrate in servizio/giornate all’anno (un’entrata in servizio può essere però anche solo di mezza giornata), dunque un impegno pari o inferiore al 50% e che si trasforma in un lavoro su chiamata precario e ondivago.
Oltre al danno la beffa. Come se non bastasse nell’aprile del 2013 da Comano viene annunciata la costituzione del nuovo progetto di Accademia, volto a formare giovani professionisti nel ramo della comunicazione (tecnici compresi) per un periodo, guarda un po’, di due anni. Nello stesso mese vengono pubblicati una trentina di concorsi per l’assunzione di nuovi praticanti, alcuni per le posizioni per i quali già nel 2011 sono stati formati i giovani poi spediti sotto agenzia privata.
Che fine faranno questi nuovi assunti dopo i due anni? Toccherà anche a loro la sorte del “formato e precarizzato”? E quelli vecchi appena formati? Non si poteva semplicemente puntare su di loro assumendoli a un grado d’occupazione maggiore?
È quanto si chiedono diversi dei ragazzi della “classe 2011”, come ci conferma un collaboratore tecnico (nome reale, genere e professione noti alla redazione ndr) “vittima” della prassi adottata da Comano, e come ci confermano altri due giovani da noi contattati che hanno preferito però non esporsi pubblicamente (nomi noti alla redazione ndr).
La formazione e la sorpresa
“A inizio settembre 2011 ho intrapreso la formazione presso gli studi TV di Comano, il contratto iniziale prevedeva 2 anni di lavoro nel corso dei quali ho appreso una professione.
Dal contratto (CCL) balzava subito all'occhio il riquadro nel quale si diceva a chiare lettere che una volta terminata la formazione la tv era esente dall'obbligo di riassumerci (mettono le mani avanti?).
Ho trascorso i 2 anni di formazione serenamente, lavorando alla stessa maniera dei miei colleghi navigati, e verso la fine dei 2 anni in questione il sospetto iniziale che non sarei mai stato assunto si è materializzato... In questo frangente mi sono sentito, e forse posso quasi permettermi di parlare a nome di tutti, ci siamo sentiti, un po' usati, sfruttati.”
La situazione attuale
“Ora siamo tutti quanti formati, e probabilmente risparmiano mandandoci sotto ditta esterna e assicurandosi, in caso di chiamata, un lavoratore "di qualità".
La scelta della ditta è avvenuta tramite un sondaggio tra i colleghi che già stavano nella mia situazione attuale, al contrario di ciò che ci era stato detto non ci hanno nemmeno fornito una lista con i nomi delle ditte disponibili.
Ora mi ritrovo con un contratto un po' debole: la TV ci garantisce 100 entrate in servizio annue, il che mi lascia una maggiore libertà ma mi vincola molto a livello economico perchè un mese si lavora bene e quello successivo magari solo 6 giorni.”
I dubbi sul futuro dei neo “accademici”
“In tv nei corridoi ci si chiede spesso cosa accadrà ai nuovi allievi dell'accademia RSI, se tutti questi futuri registi, script, videomakers, fonici , ecc. verranno in futuro assunti o mandati anche loro sotto ditta esterna.
Ad ogni modo non abbiamo molta scelta se non quella di fare buon viso a cattivo gioco, almeno per ora.”
La risposta della RSI per voce del direttore Maurizio Canetta
La Rsi, da noi contattata per un commento in merito, non si è sottratta e in una lunga presa di posizione ha precisato alcuni punti, contestualizzando la pratica del personale in prestito, pur ammettendo che dei problemi nei rapporti tra i dipendenti esterni e la Rsi esistono e che vanno affrontati al più presto.
Pubblichiamo dunque integralmente, per completezza d’informazione, la presa di posizione giunta da Comano direttamente dal direttore Maurizio Canetta.
“Il ricorso da parte della RSI a personale di ditte esterne è una pratica consolidata negli anni e ha una ragione ben precisa: la peculiarità della produzione radio-tv, in particolare di quella televisiva, caratterizzata dall’alternanza irregolare di picchi, che richiedono una forte presenza di personale tecnico e momenti in cui l’esigenza di tecnici è limitata dal calo produttivo. Non si tratta di semplici ritmi stagionali: i picchi si verificano per concomitanze produttive a volte non prevedibili e in alcuni casi (come Giochi olimpici e Mondiali di calcio) di carattere eccezionale. Se la RSI dovesse assumere personale sufficiente per far fronte con le sole forze interne ai momenti di massima attività produttiva, non saprebbe come impiegare tutti i suoi collaboratori quando la produzione si stabilizza verso il basso.
Nasce da qui l’esigenza di ricorrere a ditte esterne, che collaborano sia attraverso il prestito di personale sia in modalità “service” con singoli pacchetti di prestazioni. La strategia aziendale SRG SSR richiede alle unità aziendali di collaborare con le società locali di produzione televisiva e cinematografica, riconoscendo così l’importanza del loro ruolo nel mercato nazionale dell’audiovisivo. A loro volta le ditte esterne, che senza i mandati della RSI faticherebbero a stare in piedi, hanno la possibilità di lavorare anche per altri clienti, offrendo così ulteriori opportunità di lavoro (e di esperienza) ai propri dipendenti.
Ma vediamo da vicino come stanno le cose. Nel 2014 sono 142 - tecnici, cameramen, fonici, registi, videomaker, truccatrici e grafici - i dipendenti di ditte esterne chiamati a collaborare con la RSI. Diversi fra di loro, soprattutto registi e videomaker, sono professionisti che hanno rinunciato al contratto RSI per poter scegliere liberamente di dedicarsi anche ad altri lavori e progetti.
Alla maggior parte dei tecnici delle ditte esterne viene garantito un minimo di 100-120 entrate in servizio (in molti casi di più). Solo una percentuale ridotta delle entrate in servizio, va precisato, è inferiore alle otto ore. Le tariffe versate ai collaboratori attraverso le ditte esterne corrispondono in tutto e per tutto e per ciascuna funzione alla curva salariale e alle condizioni di lavoro in vigore alla RSI. I rapporti contrattuali di ciascuna ditta con i propri dipendenti sono invece di competenza delle due parti. L’esperienza di questi anni ci porta ad escludere, da parte di RSI, situazioni di dumping salariale.
Di solito dopo qualche anno di lavoro – e dunque di specializzazione e di approfondimento professionale – e a seconda del turn-over aziendale, i collaboratori di ditte esterne hanno la possibilità di essere assunti dalla RSI. Nel 2013, per esempio, sono entrati in RSI una decina di dipendenti di ditte esterne.
La RSI Academy cui si fa riferimento nell’articolo, nata a ottobre 2013, non è una beffa, bensì un’esigenza imprescindibile per un’azienda che richiede profili professionali difficili da reperire, già formati, nella Svizzera italiana e che dunque devono essere formati al nostro interno.
Solo sette dei praticanti attualmente in formazione in questa “accademia” interna sono legati alle professioni tecniche, cui vanno aggiunti due registi e due videomaker. La maggioranza dei praticanti è destinata a ruoli diversi, soprattutto nelle funzioni di giornalista e collaboratore/collaboratrice al programma. Il praticantato richiede il raggiungimento di determinati obiettivi di competenza da parte dei “candidati” e non sempre quegli obiettivi vengono raggiunti. In ogni caso tre della decina di praticanti che hanno terminato la formazione nell'agosto scorso sono già stati assunti dalla RSI. Nel frattempo la SRG SSR ha deciso un porre un freno alle assunzioni a causa della limitatezza della massa salariale; la situazione è però destinata in parte a sbloccarsi, perché fra il personale attualmente impiegato sono previste diverse partenze. In precedenza (prima del 2013), tutti i praticanti sono sempre stati assunti.
Detto questo, non vogliamo nasconderci dietro un dito. Un problema nel rapporto fra il personale delle ditte esterne e la RSI esiste. Ne siamo coscienti e oggi più che mai siamo fortemente determinati ad affrontarlo e a porvi rimedio. È in corso un’ampia riflessione in merito, stiamo discutendo i punti critici con le ditte esterne, non sarebbe corretto dunque da parte nostra fare anticipazioni in pubblico. L'obiettivo, in questo caso, è quello di conciliare l’efficienza con il diritto dei collaboratori esterni a condizioni di lavoro che garantiscano loro non solo sfide professionali, ma anche stabilità e chiarezza di prospettive. In definitiva, ci preme affermare che la serenità e la gratificazione di chi lavora con noi sono fra gli obiettivi che più ci stanno a cuore e faremo tutto il possibile per garantirli.”