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24.09.2018 - 21:590

Porcile di Pregassona, il vicesindaco Bertini: "Raccapricciante. C'è un problema di presa a carico dei casi di disagio sociale"

Lorenzo Quadri: “Il nucleo famigliare era già noto ai servizi sociali che hanno però dei limiti di intervento"

LUGANO - Raccapricciante va bene? “Sì, dica pure raccapricciante, è esattamente quello che penso”. Michele Bertini, vicesindaco di Lugano e responsabile del Dicastero sicurezza, è sconcertato di fronte a quanto è venuto alla luce nel palazzaccio di via Industrie a Pregassona: un appartamento ridotto a porcile, nel quale vivevano un uomo, una donna, 18 cani (DICIOTTO CANI!) e tre adolescenti. Tre ragazzini. Col pavimento ricoperto da pattume e sporcizia. Una roba da non credere, se non fosse per le foto che l’hanno documentata.

 

“Secondo me – aggiunge Bertini - in Ticino, ma l’avevo già detto in febbraio, c’è un problema di presa a carico dei casi di disagio sociale. Allora mi riferivo al tema della tossicodipendenza, ma oggi mi riallaccio a quel discorso. Dal mio osservatorio, come responsabile della sicurezza, vedo, in termini generali ma a diversi livelli, un approccio troppo buonista lassista, mi consenta il termine… troppo burocratico”.

 

Bertini aveva detto: “Occorre sviluppare e rafforzare il necessario lavoro in rete con tutte le istanze preposte nella gestione di casi sociali”.

 

Ma oggi, di fronte al caso di Pregassona, aggiunge: “Qui siamo di fronte a un disagio umano, non solo sociale, a un dramma che è una sconfitta per la comunità tutta. E che è anche figlia, e indice, dell’indifferenza che purtroppo regna nella società della comunicazione globale, e della mancata capacità di indignarci… Da parte dei vicini, dei custodi dello stabile, dell’amministrazione… Adesso tutti gridano allo scandalo, ma io dico: una comunità reagisce ogni giorno, non solo di fronte a casi estremi e, per fortuna sporadici, se non rari. Credo che qui, prima che nell’ambito delle leggi, siamo nell’ambito del buon senso e dell’umanità. Purtroppo, tra qualche settimana ci saremo dimenticati di tutto”.

Da parte sua, il municipale Lorenzo Quadri, responsabile del Dicastero sostegno e socialità di Lugano, ha dichiarato alla RSI: “Il nucleo famigliare era già noto ai servizi sociali che hanno però dei limiti di intervento".

 

E ha aggiunto: "Più volte era stato chiesto di poter effettuare dei sopralluoghi al domicilio cosa che, dalle persone direttamente interessate è sempre stato rifiutato in modo categorico". Per ciò che riguarda i minori si sarebbero potute ordinare misure di protezione diverse, ha concluso.

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