L'esperto di diritto del lavoro: "Molti contratti di lavoro prevedono che comportamenti pubblici fuori dal luogo di lavoro possono riflettersi sul rapporto di fiducia con l'azienda"
BIOGGIO – Il caso della ragazza italiana, titolare di un permesso B, licenziata dopo lo sfogo via Instagram in cui accusava i poliziotti svizzeri di essere "ignoranti e razzisti" non smette di fare discutere. Sono parecchi gli esponenti politici, ma non solo, ad essersi espressi negli ultimi giorni.
C'è chi ritiene "giusto" il licenziamento dopo gli insulti rivolti alle autorità e chi si domanda se "davvero un video sui social possa compromettere una carriera lavorativa".
Gran parte dei frontalieri comaschi si sono schierati dalla parte della ragazza. "Gli svizzeri ticinesi sono razzisti – scrive un utente su Facebook – e a loro volta discriminati dagli altri svizzeri".
L'avvocato Giuseppe Gallo, esperto di diritto del lavoro, però avverte gli italiani. "Un caso del genere – dice a La Provincia di Como – può succedere anche da noi".
"Molti contratti di lavoro – continua Gallo – prevedono che comportamenti pubblici fuori dal luogo di lavoro possono riflettersi sul rapporto di fiducia con l'azienda. Ultimamente ci sono sempre più casi analoghi nella rassegna di giurisprudenza".
"Il diritto di critica – conclude al quotidiano l'avvocato – è sacrosanto e legittimo. Ma bisogna formulare la critica in maniera proporzionale e continente. Quando si denuncia pubblicamente un fatto c'è il dovere del rispetto della verità".