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Cronaca
27.03.2019 - 11:380
Aggiornamento: 13:09

La storia di Michele Ruffino, il 17enne suicida per colpa dei bulli. La forza della madre: "Deriso anche al funerale. I responsabili vanno presi uno a uno"

Il racconto della mamma: "Dall'istituto scolastico mai una punizione o una sospensione. Niente di niente..."

TORINO – Il 23 febbraio 2018 non sarà mai una data come le altre per la famiglia Ruffino, residente in provincia di Torino. No, quella data è impossibile da dimenticare. Perché Michele Ruffino, 17anni, quel pomeriggio ha deciso di farla finita gettandosi da un ponte di Alpignano. Troppi gli episodi di bullismo di cui è stato vittima a causa di una malformazione a gambe e braccia.

Michele ha sopportato per molti anni gli sfottò di compagni di scuola e coetanei. Si è fatto forte da solo fin quando ha potuto, poi ha ceduto. Non ha chiesto aiuto nemmeno ai genitori perché "pensava di averci già dato troppi problemi per la sua disabilità", racconta la madre al quotidiano Libero.

"Tornava a casa con gli occhi rossi e gli chiedevo "Michele che hai?", ma lui rispondeva sempre di non preoccuparmi, che andava tutto bene". Ma tutto bene non andava. A scuola, Michele continuava a essere preso di mira dai bulli. Eppure, dall'istituto scolastico "nessuna punizione, mai una sospensione. Niente di niente. Dicevano che se la vedevano loro", racconta la donna.

Ma c'è di più. Per celebrare i 18 anni del figlio scomparso, la donna ha organizzato una cerimonia commemorativa in onore delle vittime di bullismo. "Ho pregato la preside di esserci ma non è venuta. Così come sono stati assenti professori e compagni di Michele, tranne il docente di pasticceria e quattro compagni che ogni tanto vengono a trovarmi".

Maria, la madre di Michele, non vuole arrendersi. Deporre le armi significherebbe darla vinta a loro, a chi ha spinto un 17enne al suicidio. "Vorrebbero chiudere il caso per suicidio – racconta al quotidiano –, ma non esiste. Devono prendere uno ad uno chi si è reso responsabile della morte di mio figlio".

Ma all'inciviltà non c'è mai fine. "Un ragazzo – continua – rideva davanti all'epigrafe di Michele all'ingresso della chiesa. Diceva che in foto era venuto bene, mentre in realtà era molto più brutto e sgorbio. Il tutto mentre i suoi genitori erano dentro la chiesa a farci le condoglianze".

Se dalle parti di Alpignano nessuno sembra volerla ascoltare, la forza di Maria trova conforto dalla Campania. "Un ragazzo di Salerno mi ha chiamato dicendomi che se mai fosse diventato padre, avrebbe chiamato il figlio Michele. Qualche giorno fa mi ha ricontattato per comunicarmi che la fidanzata è incinta e che terrà fede alla promessa". 

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