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Cronaca
13.03.2020 - 14:110

Coronavirus, Massimo Suter: "Ha senso chiudere scuole e aziende e non bar e ristoranti?"

Il presidente di GastroTicino: "La promiscuità tra personale di servizio e cliente è impossibile da evitare in modo completo, anche disponendo i tavoli alla distanza raccomandata"

*Dal profilo Facebook di Massimo Suter

A tutela della popolazione, del personale e degli imprenditori del settore: chiudiamo?

Cari Associati,

con la presente vogliamo esprimere, come cittadini, la nostra piena solidarietà e sostegno alla difficilissima opera di gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. Ci sentiamo di esprimere il nostro ringraziamento al personale medico, infermieristico e sanitario, e tutti gli altri enti al fronte (Polizia, protezione civile, ecc.).

Come tutta la popolazione anche noi siamo molto preoccupati, ma allo stesso tempo fiduciosi della forza che assieme possiamo avere, se agiamo con responsabilità e con coscienza, traducendo nella vita di tutti i giorni le disposizioni sinora varate.

In tal senso, prendiamo atto delle disposizioni che il Consiglio di Stato ha varato oggi e negli ultimi giorni. Ci rendiamo perfettamente conto della gravità della situazione e siamo pronti, come categoria, a fare i sacrifici necessari, laddove le misure adottate abbiano una propria logica. Per natura, soprattutto negli esercizi della ristorazione con servizio offerto, la raccomandazione di mantenere una distanza di almeno 2 metri è nella realtà quasi impossibile da far rispettare. La promiscuità tra personale di servizio e cliente, e tra i clienti stessi, è impossibile da evitare in modo completo, anche disponendo i tavoli alla distanza raccomandata.

Ci chiediamo pertanto se abbia senso chiudere Scuole e altri settori, tranne i ristoranti. Se lo scopo è quello di evitare in tutti i modi il contatto personale, per quale motivo si vuole lasciare la possibilità di contatto con la conseguente possibilità di contagio in luoghi dove è intrinsecamente più difficile controllarla? Parecchi di noi, quindi, seguendo la propria coscienza, hanno già chiuso e stanno chiudendo la propria attività.

Vi invito, come presidente, a voler intraprendere tutte le contromisure atte a contenere questo contagio; se oggettivamente la struttura del locale non permettesse in totale sicurezza la piena operatività. La domanda da porsi è se non si debba considerare l’eventualità di chiudere del tutto. Sono convinto che sia meglio un periodo di contenimento più severo, ma si spera più limitato nel tempo. Vi esorto, comunque, a voler analizzare in modo approfondito le conseguenze di una tale decisione (vedi nostra comunicazione dell’11 marzo), soprattutto per quanto riguarda la situazione patrimoniale dell’azienda (vedi assicurazioni e indennità varie).

Considerate anche il fatto che è un nostro dovere morale fornire determinati servizi anche in periodi di crisi; ma, ove non fosse possibile una totale chiusura, considerate perlomeno di riconsiderare gli orari di apertura. Cogliamo, quindi, l’occasione per dimostrare che siamo coscienziosi e responsabili per la comunità. Non vorremmo un giorno essere additati come coloro che hanno sacrificato il bene pubblico per il proprio orticello, la vicina Italia ci sia da esempio, avendo preso decisioni drastiche e impopolari ma perfettamente coerenti con la situazione in essere.

Sul sito www.gastroticino.ch - aggiornato di ora in ora - trovate tutte le informazioni del caso, compresi documenti e lettere utili per richiedere eventuali aiuti, dilazioni di pagamento e indennità ai vari enti preposti. Il sottoscritto, GastroSuisse, le Sezioni regionali e GastroTicino con l’Ufficio giuridico e gli altri servizi, stanno lavorando in modo intenso e a stretto contatto con le autorità, in modo da potervi informare ma soprattutto cercare le possibili e praticabili soluzioni.

*Presidente di GastroTicino e vicepresidente GastroSuisse

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