CRONACA
Natale e Capodanno, cambio di paradigma. "Basta pranzi di tre ore e cenoni con musica e danze"
Massimo Suter commenta le tendenze in atto anche in Ticino. "I giovani festeggiano in modo diverso. Resistono i ristoranti di lusso, che si devono adeguare". Tra gli esercizi pubblici ticinesi, c'è chi ha il tutto esaurito e chi addirittura chiude

BELLINZONA - Raffaele De Rosa, per esempio, lo ha detto: le grandi cene, con molte portate e cibo squisito ma pesante, sono amate per la compagnia e al contempo temute. Natale è un periodo di abbuffate, tra un incontro coi parenti e un dolcetto dagli amici (paragonabile, restando col Consigliere di Stato, solo alla campagna elettorale). Non è però solo un clichè, di cui ci si lamenta e che poi non si cambia. I ticinesi, infatti, hanno cambiato abitudini, e ciò si nota, come sottolinea al CdT Massimo Suter, nelle prenotazioni nei ristoranti.

"Il 24 di solito si sta tra amici, ora, mentre per il 25 abbiamo locali da tutto esaurito e altri che fanno più fatica. Ma è un cambiamento strutturale, quello in atto, e il pranzo di tre ore al ristorante è passato di moda tra le nuove generazioni. Preferiscono festeggiare il Natale in altri modi", spiega. Addio, dunque, tavolate infinite, quelle in cui si rimane seduti a mangiare sino al tardo pomeriggio, per riprendere la sera, magari con i cosiddetti avanzi.

E i ristoranti si stanno adeguando, tanto è vero che in diversi chiudono nel periodo natalizio, decisione impensabile sino a qualche anno fa. 

Se al Natale si associano le libagioni, Capodanno non è diverso. Eppure sta mutando anche quello, stando sempre al presidente di GastroSuisse.  "I grandi cenoni con musica e danze vanno scomparendo, salvo eccezioni".

Tirando le somme, alcuni esercizi pubblici hanno il tutto esaurito, altri faticano. A far registrare buone cifre sono soprattutto quelli di lusso, "che non passano mai di moda". In definitiva, anche il turismo non si lamenta. Per le feste l'occupazione è tra il 50% e il 60%, meno invece nel Luganese, attorno al 40%. Dopo il Covid, gli svizzeri e i ticinesi hanno ripreso a viaggiare, tanto è vero che l'aeroporto di Zurigo ha superato le cifre pre pandemia, e dunque il nostro Cantone non è più tra le mete privilegiate di chi, potendo, si spinge più lontano.

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