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21.12.2018 - 10:400

Giù le mani dai Comuni! Il sindaco di Ascona Luca Pissoglio punge il Cantone: "Ci impone regole, ci critica e non ci rispetta". E dice basta alle aggregazioni

“Sarebbe tempo che il Cantone analizzi il proprio modo di agire e si chieda se questo clima di tensione tra Comuni e Cantone venutosi a creare non sia anche il frutto di una politica cantonale non rispettosa dei Comuni”

di Luca Pissoglio (da Opinione Liberale) *

 

Negli ultimi 15 anni i Comuni Ticinesi stanno subendo da parte del Cantone una forte pressione affinché si dia avvio a processi aggregativi. A sostegno del suo agire il Cantone continua a sostenere che i Comuni, così come attualmente organizzati e concepiti, non sono ef cienti ed ef caci e che un processo aggregativo permetterebbe di meglio organizzare l’amministrazione pubblica comunale e meglio regolare i rapporti tra Cantone e Comuni.

 

Oltre a ciò il Cantone continua a sostenere che le aggregazioni avranno in tutti casi delle conseguenze positive sia in fatto di riorganizzazione territoriale che in ambito finanziario. Le tesi cantonali non sono tuttavia mai state corroborate da una seria analisi della situazione concreta. Il Cantone si limita a ripetere le sue tesi senza tuttavia provarle.

 

Ma la prova che le aggregazioni non sempre hanno degli effetti positivi e che nella realtà il bilancio è neutro c’è. Diversi sono difatti gli studi che mettono in evidenza gli effetti perversi delle aggregazioni comunali. Si pensa in particolare allo studio elaborato da Janine Studerus dell’Università di San Gallo, che prova che le fusioni non comportano un sistematico vantaggio finanziario bensì che, nel loro insieme, i processi aggregativi si sono sin qui dimostrati neutrali. Si pensi inoltre allo studio del centro studi sulla democrazia di Aarau, che prova che le fusioni nuocciono all’elettorato, il quale si allontana dalla politica non indentificandosi più con il Comune fusionato.

 

Ma oltre a questi studi vi sono pure gli esempi concreti dei Comuni ticinesi che si sono aggregati i quali di fatto non hanno migliorato la loro situazione finanziaria e anzi hanno a tutt’oggi concreti problemi economici e gestionali. Si pensi ad esempio all’aggregazione di Lugano che non ha impedito, alcuni anni orsono, di arrivare ad una situazione finanziaria perlomeno preoccupante.

 

Il principio del federalismo svizzero, sancito nella Costituzione federale, riconosce ai Comuni un ruolo essenziale nell’organizzazione pubblica. Ruolo che va rispettato. Rispetto che tuttavia negli ultimi tempi sembra essere venuto meno da parte del Cantone.

 

In diversi ambiti difatti il Cantone non fa altro che criticare gli enti locali dichiarando, per altro apertamente, che gli stessi svolgono in modo non corretto il proprio lavoro. Si pensa ad esempio alle recenti critiche del Cantone in merito alla pianificazione territoriale attuata dai Comuni. Critiche esposte nella pubblicazione di revisione del Piano direttore a sostegno dell’abolizione dell’esame preliminare. Ma oltre alle critiche, il Cantone effettua pure una palese ingerenza nei confronti delle attività comunali imponendo nuove regole che devono essere applicate dai Comuni, senza che sia stata data un’effettiva possibilità di discuterne il merito e la messa in vigore.

 

Sarebbe quindi tempo che il Cantone analizzi il proprio modo di agire nei confronti degli enti locali e si chieda se veramente questo clima di tensione tra Comuni e Cantone venutosi a creare negli ultimi tempi non sia anche il frutto di una politica cantonale non rispettosa dei Comuni.

 

* sindaco di Ascona

 

 

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