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28.10.2019 - 11:230
Aggiornamento: 02.11.2019 - 15:02

Colonnelli addio: La Lega apre la terza fase della sua vita. E per Boris Bignasca una sfida nella sfida

Dopo la presidenza a vita di Giuliano Bignasca, e il coordinamento di Attilio, nasce il Consiglio ristretto che da ieri ha assunto la guida del Movimento

di Andrea Leoni

Dopo la sconfitta di aprile sulla prima pagina del Mattino apparve una bandiera della Lega incerottata. Ieri l’autoironia è stata ancora più feroce,  con la cabina del telefono, un tempo utilizzata come simbolo per sfottere l’irrilevanza elettorale dell’area rossoverde, trasformata in simbolo della débacle leghista alle elezioni federali della scorsa settimana.

Ma a differenza di qualche mese fa, quando la battuta d’arresto venne sostanzialmente liquidita con quella copertina, domenica la svolta in via Monte Boglia c’è stata per davvero. I vertici del Movimento, il così detto tavolo dei colonnelli, si sono ritrovati nel tardo pomeriggio al grotto Valletta di Massagno. Per l’ultima volta. Già perché il tavolo dei colonnelli non lo rivedremo più. E questa è la prima sostanziale novità.

Ieri sera, infatti, si è chiusa la seconda epoca del governo della storia del Movimento. Dopo la prima fase, segnata dalla presidenza a vita del fondatore Giuliano Bignasca, e la seconda contraddistinta dal coordinamento del fratello Attilio a capo del tavolo dei colonnelli, da stamane comincia la terza vita della Lega.

A guidarla sarà un Consiglio ristretto, o quadriumvirato, composto da Norman Gobbi, Michele Foletti, Boris Bignasca e Roberta Pantani. Un assetto inedito, sia a livello formale che sostanziale, come del resto innovativi lo erano stati anche i precedenti modelli di “governance”.

Da questo punto di vista l’aspetto più significativo - e siamo alla seconda grande novità - è senza dubbio l’investitura di Boris Bignasca in un ruolo cardine e apicale all’interno della Lega. Il che rappresenta da un lato un chiaro riconoscimento delle sue idee, del suo peso all’interno del gruppo parlamentare e della sua forza elettorale, dall’altra una responsabilizzazione e, per certi versi, un guanto di sfida dell’ala istituzionale all’ala barricadera.

Bignasca, infatti, fino a ieri sera rappresentava l’opposizione interna, nel suo ruolo di battitore libero, di pungolo alla dirigenza e di primo custode delle radici leghiste. Da oggi dovrà co-governare il Movimento, riuscendo ad imprimere quella svolta nella linea politica richiesta a più riprese, ma al contempo caricandosi delle responsabilità della leadership, che è fatta innanzitutto di condivisione, mediazione, fatica nel costruire un consenso, morsi alla lingua. Di tanto lavoro nelle retrovie. Da domani, insomma, in Lega si vince e si perde tutti insieme, barricaderi e istituzionali.

Se riuscirà ad esercitare con successo questo nuovo ruolo, la strada verso la futura presidenza della Lega di Boris Bignasca, è spianata. Non esiste, per età, capacità e consenso, un candidato alternativo. Se, viceversa, le cose dovessero andare male, la sua figura ne risulterebbe indebolita. È una sfida affascinante e necessaria. Un banco di prova intermedio per dimostrare il suo valore.

Intanto il tempo stringe. Fra cinque mesi appena il nuovo Consiglio ristretto leghista è atteso al primo esame del fuoco. Ci sono le elezioni comunali, con gli occhi tutti puntati sulla roccaforte di Lugano. E per la Lega si prospetta una doppia partita difficilissima. Non tanto, e non solo, la difesa del sindacato, ma innanzitutto della maggioranza relativa in Municipio. Dovesse ripetersi l’onda verde e il trend negativo del Movimento, infatti, il terzo municipale leghista sarebbe a forte rischio.

Per questo, ieri sera, si è deciso di non perdere tempo. Non solo la definizione della nuova organizzazione - che comunque dovrà incassare l’avallo del gruppo in Gran Consiglio - ma anche l’implementazione immediata dell’operatività del nuovo gremio, che si metterà al lavoro già dalla prossima settimana.

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