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05.04.2020 - 10:420

Zali e la tassa di collegamento: "Deve essere un disincentivo per le derive del traffico veicolare. Ma non entrerà in vigore ora"

Il leghista spiega come la proposta di non riscuoterla in modo retroattivo sia arrivata da lui. "È evidente poi che in un momento di emergenza sanitaria e economica è impensabile cominciare a prelevarla"

BELLINZONA – Tra i bollettini sanitari e le preoccupazioni legate alla ripresa economica del post Coronavirus, questa settimana nelle notizie si è inserita la sentenza del Tribunale Federale, che dà di fatto il via alla tassa di collegamento.

Una sentenza che ha scatenato polemiche, soprattutto in questo momento storico. Diversi esponenti di partiti hanno chiesto la sua abolizione. Il PPD per esempio vuole uno studio sulla sua efficacia, l’UDC ha rispolverato una mozione per cancellarla, il PLR ha chiesto di congelarla sino almeno al 2020.

Sul Mattino, Claudio Zali, Direttore del DI, risponde sul tema, promettendo “un po’ di chiarezza” per settimana prossima, “visto come l’argomento è stato oggetto di immediata strumentalizzazione da parte dei grandi generatori di traffico e di certi politici al loro servizio (quelli che a suo tempo avevo chiamato “soldatini”), cui la sentenza del Tribunale federale è visibilmente andata di traverso”.

Per intanto, afferma che “lo scopo della tassa di collegamento è quello di combattere le derive di un traffico veicolare diventato insopportabile, in particolare negli orari di punta in cui le auto dei frontalieri provocano la paralisi del sistema viario, specie nel Mendrisiotto e nel Luganese. Non si vuole fare cassetta, ma disincentivare l’utilizzo individuale dell’autovettura per recarsi al lavoro”.

“È evidente che un disincentivo può essere efficace solo per il futuro e non retroattivamente, ragione per cui il Consiglio di Stato, su mia proposta, ha già deciso che non ci sarà prelievo retroattivo”, sottolinea, ribadendo la posizione del Governo e replicando così alla richiesta di parecchi movimenti politici.

“È altrettanto evidente che in questo momento di emergenza sanitaria ed economica è impensabile fare entrare in vigore quanto deciso da Parlamento e popolo ticinese, con l’avallo del Tribunale federale. La messa in vigore per il periodo di prova di tre anni previsto dalla legge medesima deve oltretutto essere preceduta una fase di preparazione (censimento dei posteggi, individuazione di quanti sono potenzialmente assoggettati, ecc.) che durerà indicativamente per tutto il corrente anno. A quel momento sarà il Consiglio di Stato a determinarsi sulla data di entrata in vigore della legge”, termina, specificando dunque come non è certo questo il momento, in piena emergenza Covid 19, per introdurre un’ulteriore tassa.

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