POLITICA E POTERE
Accrocchio, Righinetti e Ritzer menano come fabbri
Il vicedirettore del Corriere del Ticino: "Semplicemente ridicolo". Il direttore della Regione: "Tutti perdono la faccia"
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Tutto vero! L'accrocchio è servito

09 LUGLIO 2025
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Tutto vero! L'accrocchio è servito

09 LUGLIO 2025
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Accrocchio, pioggia di critiche sul Governo

09 LUGLIO 2025
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Accrocchio, pioggia di critiche sul Governo

09 LUGLIO 2025

BELLINZONA - C’è chi lo definisce “mezzo arrocco”, chi “arrocchino” e chi, come noi di Liberatv, accrocchio. Sta di fatto che il compromesso raggiunto ieri dal Consiglio di Stato in merito alla proposta leghista di uno scambio di Dipartimenti tra Norman Gobbi e Claudio Zali (leggi articolo correlato), fa le prime pagine dei quotidiani ticinesi di questa mattina. Alle decisioni del Governo sono dedicati anche gli editoriali firmati dal vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti e dal direttore della Regione Daniel Ritzer. Entrambi molto duri. Cominciamo dal Corriere.

Righinetti: "Semplicemente ridicolo"

"Tutto questo caos (forse nemmeno fino al 2027) - scrive Righinetti - è semplicemente ridicolo. Lo scambio, ovviamente, concerne ciò che la coppia Gobbi-Zali, con il beneplacito degli altri tre consiglieri di Stato, era disposta a passarsi di mano seguendo la logica degli interessi reciproci e chissà quali altri «ragionamenti» che difficilmente verranno svelati a noi comuni mortali cittadini elettori di questa bizzarra terra del Ticino della politica. E dire che il Mattino (nota doverosa: «che non è il giornale della Lega») ci raccontava del coraggio di questa mossa, voluta per «uscire dalla comfort zone». Solo sacrosante «balle» servite ad arte e che hanno contribuito a fare scorrere in anticipo i titoli di coda su una legislatura già incrinata dalla pochezza dell’azione politica e ostaggio della gazzarra tra partiti in Parlamento. Quadriennio che, pare sempre più evidente, nessuno potrà ormai salvare dal declino sterile e improduttivo”.

“Ora il Governo - annota ancora il vicedirettore del CdT - ha avallato questa mezza capriola leghista, forse anche per evitare profondi strappi personali e reboanti uscite pubbliche. Questo sì nell’intento di salvaguardare un interesse generale e non per un tornaconto particolare, per giochi di bottega leghista, in prima battuta solleticando anche potenziali appetiti elettorali «Made in PLR». Quella che, a microfoni accesi, potrebbe apparire come una novella a lieto fine, cela settimane di tensioni all’interno del Consiglio di Stato”.

“E ora - conclude Righinetti - attendiamo i fatti di questa fantasmagorica trovata che sa più di marketing politico che di sostanza operativa «nell’interesse dei ticinesi», come ci ripetono alla noia i politici benpensanti, leghisti in primis”. 

Ritzer: "Tutti perdono la faccia" 

E veniamo a Daniel Ritzer sulla Regione: “Fatto sta che per questo governo ogni forma di riflessione politica di carattere generale e astratta rimane un traguardo inarrivabile: a prevalere all’interno del Consiglio di Stato sono perlopiù i calcoli di convenienza, personale e partitica. Convenienza che fa rima con connivenza. Così, dopo essersi rincorsi a vicenda per giorni, i membri dell’esecutivo hanno infine partorito il “compromesso” – nonché grande pasticcio amministrativo – in cui ognuno, in teoria, riesce a salvare la faccia, ma dove nella pratica la perdono tutti. Con ordine. I tre esponenti dei partiti storici (Plr-Ps-Centro) si sono fatti sfuggire, per mancanza di coraggio, l’opportunità di delineare una nuova maggioranza in governo, mettendo all’angolo i due arrocchisti. Per Norman Gobbi e Claudio Zali, invece, la cessione parziale di alcuni dossier non rappresenta altro che l’ammissione tacita del loro fallimento. In particolare per il presidente del governo, la conclusione a cui è giunto il Consiglio di Stato appare come un vero e proprio atto di sfiducia nei suoi confronti che ricorda – anche per la codarda modalità comunicativa adottata – quanto avvenuto a marzo 2024, quando la responsabilità politica della Polizia cantonale era stata temporaneamente affidata al direttore del Dt, a seguito dell’apertura del procedimento penale per il prospettato reato di favoreggiamento che ha portato al rinvio a giudizio di due agenti”.

"Se ci fosse una classe politica in grado di percepire la gestione istituzionale quale facoltà delegata e non una sua prerogativa - termina il direttore della Regione - si sarebbe potuto pretendere che in tutto questo processo i consiglieri di Stato si fossero perlomeno chiesti come mai, per decenni, non è stato contemplato nessun tipo di permuta dipartimentale (se non in casi estremi: Masoni, Pesenti, Gobbi) a “treno in corsa”. Purtroppo, però, per gli uomini e le donne al potere ciò che conta oggi è soltanto rimanere a bordo”.

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