di Amalia Mirante *
Sentirsi al sicuro è un diritto fondamentale di tutti, non un privilegio per pochi. Deve essere disponibile a tutti, non solo a coloro che abitano nei cantoni giusti, nei quartieri alti, o nei comuni fortunati.
In Ticino e altrove in Svizzera, la percezione di sicurezza è cambiata negli ultimi anni, e non è cambiata in meglio. E se i cittadini si sentono meno sicuri, i politici devono astenersi dal dare lezioncine di accoglienza a buon mercato, anche perché la maggioranza dei politici vive in luoghi dove non si devono confrontare con gli aspetti negativi dell’accoglienza indiscriminata.
Siamo giustamente fieri della nostra politica umanitaria e del nostro sistema di asilo. Ma, se accogliamo persone da altri paesi, è fondamentale che queste rispettino le leggi e i valori che ci rendono unici. Non è questione di xenofobia o razzismo, ma di rispetto reciproco e convivenza civile. Ed è anche assurdo che si debba dire questa cosa così apparentemente banale.
Legge e ordine non bastano da soli, anche se sono necessari. Dobbiamo pensare anche all’integrazione e all’educazione. Se le persone si sentono parte di una comunità, è meno probabile che agiscano a suo danno. Quindi, oltre a rafforzare la presenza delle forze dell’ordine, dobbiamo anche investire in programmi che creino un senso di appartenenza e rispetto reciproco. Ma uno non può andare senza l’altro.
Sono una docente, e so che per imparare ci vuole la volontà di farlo. Per integrarsi, ci vuole la volontà di farlo. E chi non riesce a capire questa cosa, o non vuole capirla, deve pagarne le conseguenze.
In definitiva, la sicurezza è un diritto umano fondamentale che dobbiamo garantire a tutti, ma è anche una responsabilità collettiva. Le autorità devono dare l’esempio e fornire le risorse necessarie, ma anche noi, come cittadini, dobbiamo fare la nostra parte.
Ci sono comportamenti che non vanno scusati né contestualizzati, sono comportamenti inaccettabili che mettono insicurezza nelle persone più esposte della nostra società, quelle che vivono nei quartieri popolari, nelle cinture urbane, che usano i trasporti pubblici anche alla sera, quelle che vogliono poter tornare a casa tranquille, come me.
La sicurezza è una priorità, e garantirla significa costruire una comunità più forte e unita per tutti e, in definitiva, più giusta.
*granconsigliera, candidata al Consiglio degli Stati per Avanti con Ticino&Lavoro, economista