CRONACA
L'ingegnere: "Quel ponte era a rischio di crollo, altro che fulmine!". La Procura apre un'inchiesta per disastro colposo
"Era affetto da gravissimi problemi di corrosione legati alla tecnologia che Morandi stesso aveva brevettato", ha detto oggi l'ingegner Antonio Brencich

Un fulmine? Macché fulmine, quel ponte era destinato prima o poi a crollare. È successo oggi, tra lo sgomento di noi tutti, a pochi giorni dalla tragedia di Bologna, dove un’autobotte si è incendiata sull’autostrada a Borgo Panigale dopo aver investito un altro mezzo pesante, con un bilancio drammatico, un morto e 145 feriti. Scene infernali.

 

Ma ancora più infernali sono state le immagini del crollo del viadotto Morandi, scene che sembravano girate dopo il passaggio del mostro Godzilla, e qui il bilancio è pesantissimo e ancora provvisorio. Una trentina di auto e diversi camion sono precipitate nel vuoto e le vittime accertate sono 35. Quel ponte si è sbriciolato all’improvviso, attorno a mezzogiorno, trascinando con sé tutti quelli che lo stavano percorrendo.

 

Come da copione, la Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per omicidio plurimo e disastro colposo. E il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto: “Gli italiani hanno diritto a infrastrutture moderne ed efficienti per la loro sicurezza”.

 

Giusto, ma mica solo gli italiani! Anche gli stranieri, anche i turisti, anche la gente che sulle autostrade del Bel Paese circola regolarmente, per vacanza o per lavoro, pagando l’ira di Dio di soldi per poterle percorrere, caro presidente.

 

Anche perché il problema di quel ponte era noto da anni e nessuno ha fatto nulla per porvi rimedio.

 

 

 

“Era continuamente in manutenzione: era affetto da gravissimi problemi di corrosione legati alla tecnologia che Morandi stesso aveva brevettato e che si è dimostrata fallimentare", ha detto oggi l'ingegner Antonio Brencich, professore associato di Costruzioni in cemento armato all'Università di Genova, che già nel 2016 aveva parlato delle criticità del viadotto.

 

E ha aggiunto che la storia del fulmine è una panzana, che quel ponte era costantemente a rischio di crollo, e che i costi di manutenzione avevano ormai raggiungendo quelli di ricostruzione.

 

Ma nessuno ha fatto nulla. Non solo per tutelare gli utenti dell’autostrada, ma per proteggere da una catastrofe le centinaia di persone che vivono sotto quella bomba innescata, nei palazzoni popolari che sorgono ai piedi del viadotto.

 

E la domanda sorge spontanea: ma in Italia quante situazioni simili ci sono? Quanti tratti di autostrada, che per chi le gestisce sono galline dalle uova d’oro, sono a rischio di disastro colposo?

 

LA STORIA DEL PONTE MORANDI

 

Il viadotto dell'autostrada A10 crollato, che attraversa il torrente Polcevera nel capoluogo ligure tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, è chiamato ponte Morandi in omaggio all'ingegnere che lo ha progettato, il pioniere romano del cemento armato Riccardo Morandi. Il viadotto è stato costruito tra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d'Acqua e nel corso degli anni è stato sottoposto a manutenzioni profonde.

UN PONTE LUNGO 1'182 METRI

Il ponte ha una lunghezza di 1.182 metri, un'altezza al piano stradale di 45 metri e tre piloni in cemento armato alti 90 metri. È stato edificato con una struttura mista: cemento armato precompresso per l'impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile. L'opera è stata inaugurata il 4 settembre 1967 alla presenza del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Dalla sua costruzione in poi ha sempre fatto discutere e in un report di Autostrade per l'Italia datato 2011 si legge: "Quotidianamente, nelle ore di punta, le code di autoveicoli e il volume raggiunto dal traffico provocano un intenso degrado del viadotto Morandi, sottoposto a ingenti sollecitazioni. Il viadotto è quindi da anni oggetto di una manutenzione continua".

LA RISTRUTTURAZIONE ERA IN CORSO

Imponenti lavori di manutenzione straordinaria sono stati effettuati tra la fine degli Anni 80 e i primi Anni 90, compresa la sostituzione dei cavi di sospensione con nuovi cavi affiancati agli stralli originari. Nel 2018 inoltre, proprio in questo periodo, secondo quanto riportato dal settimanale Panorama erano in corso altri lavori per sostituire i vecchi tiranti. I lavori riguardavano anche il consolidamento della soletta del viadotto e avevano comportato l'installazione di un carroponte. Sul sito di Autostrade per l'Italia si legge che gli appalti, assegnati con procedura ristretta, ammontavano a 20 milioni di euro, di cui 14,7 milioni per lavori parte a corpo e parte a misura e 5,4 milioni per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso.

 

 

 

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