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12.12.2019 - 09:160

Il CdT: "Ai Verdi servono quattro anni di apprendistato". La Regione: "Candidatura maldestra"

La rielezione di Ignazio Cassis nei commenti dei quotidiani ticinesi, firmati da Fabio Pontiggia e da Stefano Guerra

BERNA - La rielezione di Ignazio Cassis in Consiglio Federale, tiene banco sulle prime pagine e nei commenti dei quotidiani ticinesi. L’editoriale del Corriere del Ticino è affidato a Fabio Pontiggia. Il direttore pone in particolare l’accento sul fatto che l’Assemblea federale abbia seguito il precetto costituzionale che invita a tener conto, nell’elezione del Governo, delle varie componenti regionali e linguistiche del Paese.

Ed è stato un bene, secondo Pontiggia, sia per la Svizzera che per il Ticino, una regione che vuole governare e non solo essere governata, spiga, soprattutto in una Legislatura che imporrà decisioni nei settori più strategici e sensibili: dalle pensioni al rapporto con l’Europa.

“Per governare tali difficoltà in un Paese federalistico - scrive il direttore del CdT - occorre il contributo di tutte le regioni che lo compongono. Ci attendono decisioni di peso nel quadriennio da poco iniziato sul piano federale. Vediamo bene quali spinte centrifughe si manifestano nel Vecchio continente, con la rinascita di nazional-regionalismi e movimenti sovranisti e populisti (termini qui utilizzati nella loro accezione meramente descrittiva) che dividono e fratturano le società. Ebbene, in un simile contesto la Svizzera deve associare alle responsabilità governative le sue differenti comunità linguistiche e culturali. Qui sta la sostanza della regola regionalistica della quale il Parlamento che elegge i sette consiglieri federali deve avere particolare cura”. 

“Ignazio Cassis - annota ancora Pontiggia - ha dimostrato di essere utile al governo del Paese perché è stato all’altezza del suo compito, almeno tanto quanto i suoi colleghi e senza dubbio più del suo predecessore al Dipartimento federale degli affari esteri. Si può essere convinti assertori, ragionevoli scettici o fermi oppositori dell’Accordo quadro istituzionale con l’Unione europea. Ma che Berna dovesse uscire, in un senso o nell’altro, dall’inconcludenza dell’era Burkhalter è assodato. Si tratta di un dossier tra i più insidiosi. Ignazio Cassis lo ha sbloccato, se ne è impadronito, ha indicato una linea inserita in una visione complessiva di medio-lungo termine di politica estera, ha misurato il polso al Paese con un’ampia consultazione ed è pronto a portare in Consiglio federale e davanti alle Camere una proposta. Questo si chiama governare la Svizzera (e non certo semplicemente occupare una poltrona per rappresentare una regione o un partito)”.

Infine, una stoccata agli avversari di Cassis: “L’errore fondamentale dei Verdi e della loro presidente e candidata Regula Rytz è stato proprio questo: puntare il mirino sul seggio di Ignazio Cassis, mettere cioè in discussione il criterio regionale, subordinandolo indebitamente al criterio aritmetico della formula magica. Con un’aggravante: ieri non si trattava di decidere se far entrare o meno in Consiglio federale la Svizzera italiana per associarla alle responsabilità governative; si trattava per contro di decidere se espellere o meno il consigliere federale ticinese dal collegio governativo nel quale egli siede soltanto da due anni, dopo ben vent’anni di esclusione della Svizzera italiana a dispetto del dettato costituzionale (anch’esso - guarda caso - ventennale). Son due cose totalmente diverse. (… )A Regula Rytz e compagni, dimostratisi acerbi, immaturi e assai poco compatibili con i meccanismi e le esigenze della magica concordanza, si prospetta un apprendistato quadriennale da partito d’opposizione che aspira ad ottenere l’attestato federale di capacità governativa. Anche in tal senso, l’11 dicembre è stata una giornata molto molto svizzera”.

Stefano Guerra: "Rytz vitttima delle proprie ambizioni, nonostante Cassis..."

Anche il corrispondente da Berna della Regione, Stefano Guerra, pone l’accento sulla strategia degli ecologisti, pur essendo meno tenero di Pontiggia nel giudizio su Ignazio Cassis: “La volontà dei partiti borghesi, che dal 1959 col Ps formano il Governo, di cementare – grazie a queste regole – il loro potere, evitando di farsi sgambetti l’un l’altro che prima o poi qualcuno avrebbe potuto pagare caro, ha messo per ora una pietra sopra le velleità ecologiste. L’Assemblea federale ieri ha recitato il requiem per una candidatura che i Verdi (meglio: la stessa Rytz, vittima anche delle proprie ambizioni) hanno speso maldestramente, e che alla fine nemmeno gli scivoloni mediatici e il modesto bilancio del ministro degli Esteri Ignazio Cassis, agnello sacrificale designato e invece protagonista di una comoda rielezione, sono riusciti a far decollare”.

“È il tempo del riflusso per i Verdi. Adesso - conclude Guerra - giocano sì nella lega dei ‘grandi’ (Ps, Plr, Ppd). Ma per essere davvero tali, dovranno dimostrare ancor più di quanto non lo abbiano fatto finora di sapersi profilare in Parlamento su terreni diversi, e di non eccedere su quello privilegiato dell’ecologia. Se tra quattro anni vorranno tornare a rivendicare una poltrona in Governo, dovranno confermare di essere diventati qualcosa di più dello sparring partner del primo partito della sinistra. Ormai vicini in quanto a forza elettorale, Verdi e Ps – anziché andare a braccetto, come abituati a fare – potrebbero voler rivendicare con maggior frequenza, anche sul terreno della democrazia diretta, il primato a sinistra, spingendo con regolarità il Ppd nelle braccia di Plr e Udc. E così in Parlamento stavolta a rivelarsi una chimera potrebbe essere la maggioranza di centro-sinistra. Una prima avvisaglia la si è avuta proprio ieri, con la duplice ‘defezione’ di Ppd e Verdi liberali sulla candidatura Rytz. Si vedrà”.

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