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26.09.2020 - 12:360

Anche il PS lancia una mozione per aiutare le vittime di abusi e spiega perchè ha detto no alla CPI

"Durante il dibattito in Gran Consiglio è stato chiaro che c'era chi voleva fare giustizialismo e utilizzare la CPI per altri scopi, sostituendosi alla giustizia, nonostante ci sia già stata un’inchiesta penale e una condanna”, scrive il partito

BELLINZONA – Anche il PS si muove ancora sul tema degli abusi sessuali. Lo fa con un post sui social dove spiega la sua posizione in merito al no alla CPI. “Sin dall'inizio ci eravamo detti a favore dell'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta unicamente se lo scopo era fare chiarezza ed evitare che qualcosa del genere potesse accadere nuovamente in futuro. Durante il dibattito in Gran Consiglio è stato chiaro che c'era chi voleva fare giustizialismo e utilizzare la CPI per altri scopi, sostituendosi alla giustizia, nonostante ci sia già stata un’inchiesta penale e una condanna”, si legge su Facebook.

Ma in ogni caso “riteniamo che si deve fare molto di più per combattere le molestie, la violenza e le discriminazioni di genere. Da anni ci battiamo e continueremo a batterci in questo senso a favore della protezione delle vittime a livello cantonale e federale, ma non vogliamo sostituirci alla giustizia. Come gruppo socialista abbiamo quindi presentato una mozione che chiede al Consiglio di Stato di migliorare e far conoscere le procedure alle dipendenti e ai dipendenti per poter agire in caso di atti contro l’integrità della persona”.

La mozione stessa, a firma di Ivo Durisch per il gruppo socialista, chiede ai datori di lavoro “di adottare le misure necessarie per tutelare l’integrità personale dei loro dipendenti. Chi è esposto a violazioni dell’integrità personale soffre sia fisicamente sia psichicamente. Ogni collaboratore deve sapere a chi rivolgersi e a chi chiedere aiuto in caso di problemi. L’anonimato in caso di denuncia deve essere garantito. Le procedure devono essere ben definite. I tre pilastri su cui dovrebbe basarsi l’azione del datore di lavoro sono i seguenti: la prevenzione (codice di comportamento, informazione); il trattamento del caso (procedure, ruoli, strumenti); le sanzioni (disciplinari, civili, penali)”.

Per prevenire occorre informare, sensibilizzare e conoscere, “chiediamo quindi al Consiglio di Sato di elaborare un codice di comportamento da far sottoscrivere ai propri dipendenti; informare in modo completo il personale sulle misure disciplinari, civili e penali che possono essere intraprese, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e informazione; monitorare la situazione attraverso sondaggi periodici anonimi presso il personale; incoraggiare i dipendenti ad agire per porre fine a comportamenti molesti o di mobbing”, prosegue la mozione.

Poi, “per garantire che ogni caso venga gestito correttamente chiediamo inoltre al Consiglio di Stato di elaborare attraverso direttive i meccanismi di supporto per le persone coinvolte; stabilire in maniera chiara i ruoli delle persone di riferimento; garantire a chiunque presenti un reclamo, denunci una situazione o a chi si presume sia stato vittima di tale comportamento di ricevere un trattamento riservato. Anche le eventuali sanzioni devono essere fin da subito ben definite e applicate, chiediamo quindi al Consiglio di Stato di istituire chiari meccanismi procedurali e legali; garantire l'applicazione delle sanzioni”.

Infine, il Consiglio di Stato viene invitato a “predisporre un opuscolo informativo semplice e chiaro che contenga tutte le informazioni necessarie alle dipendenti e ai dipendenti per poter agire in caso di atti contro l’integrità della persona sul posto di lavoro e di dare mandato al Gruppo stop molestie per la creazione di uno sportello disponibile per tutti coloro che hanno bisogno di informazioni e/o di un sostegno e/o di un accompagnamento individuale”.

Il PS dice la sua anche in merito alle feroci polemiche che si sono scatenate dopo il voto. “Infine vogliamo esprimere la nostra vicinanza a Natalia Ferrara e alle altre donne che stanno subendo in queste ore attacchi vergognosi, che mostrano l'ipocrisia di taluni politici che cercano di presentarsi come unici difensori delle donne, quando proprio loro fomentano odio sui social”.

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