Dopo la predazione di ieri e la clamorosa protesta degli allevatori in Piazza Governo. Celio: "Basta farsi condizionare dai soliti caghinbraga!"
di Marco Bazzi
BELLINZONA – La strage di pecore e agnelli avvenuta ieri mattina a Cerentino, in alta Valle Maggia, ha scatenato la rabbia degli allevatori, che nel pomeriggio hanno inscenato una clamorosa protesta in piazza Governo scaricando davanti a Palazzo delle Orsoline le carcasse degli animali uccisi dai lupi (LEGGI QUI). E il tema, che nelle ultime settimane era rimasto “sotto traccia” è tornato prepotentemente alla ribalta. Non solo in Ticino. Il Comitato Salvaguardia Allevatori Verbano Cusio Ossola ha organizzato il 7 maggio al foro boario di Crodo un convengo dal titolo "La tutela incondizionata dei lupi porta all'estinzione dell'allevamento tipico dell'arco alpino. Come cambiare rotta?", al quale parteciperanno anche allevatori ticinesi.
Franco Celio: “Iniziativa popolare per contenere i lupi”
E ora, la politica chiamata in causa dalla contestazione di ieri, che non ha precedenti, inizia a reagire. Oltre all’ex deputato di Montagna Viva, Germano Mattei, che ieri ha rilanciato la battaglia che conduce da anni – “Sono sul posto con gli allevatori imbestialiti. Non ne possono più, parlano di vendere tutto e di chiudere lasciando i terreni all’abbandono!” – interviene un altro ex parlamentare, il liberale radicale Franco Celio: “È l’occasione per lanciare un’iniziativa popolare per il contenimento dei lupi e per la disdetta della vituperevole Convenzione di Berna, senza lasciarsi condizionare dai soliti “caghinbraga”! Complimenti a tutti per l’azione in piazza Governo”. Da segnalare che solo qualche giorno fa Mattei e Celio avevano rintuzzato le affermazioni del direttore del WWF Francesco Maggi, pure lui ex deputato.
Fabio Regazzi: “I bla bla degli ambientalisti da salotto”
Non poteva mancare la presa di posizione del presidente dei cacciatori, il consigliere nazionale Fabio Regazzi, che interviene sulla sua pagina Facebook: “Lo avevo detto e scritto in tempi non sospetti che se non affrontiamo il problema dell’espansione incontrollata del lupo la situazione ci sarebbe scappata di mano. Ma gli “ambientalisti da salotto” sostengono che la presenza dei grandi predatori è un arricchimento per la biodiversità, bla bla… Peccato che avanti di questo passo mettiamo in ginocchio quel poco che rimane dell’economia alpestre e dell’allevamento di ovini e caprini, con tutto ciò che ne consegue per le regioni di montagna, sia in termini economici che di gestione del territorio. È ora che l’autorità politica e i burocrati aprano gli occhi e affrontino il problema con pragmatismo e realismo. Le soluzioni ci sono! Basta avere il coraggio di adottare le decisioni che si impongono…”.
Fiorenzo Robbiani: “Pura follia”
Tra i commenti al suo post c’è quello di un altro ex deputato, Fiorenzo Robbiani, che scrive: “Siamo alla follia pura… molte persone provano pietà selettiva: per il lupo sono pietosi per le pecore dilaniate ferocemente e con morte violenta e atroce non lo sono. Solidarietà agli allevatori il cui contributo alla natura e alle montagne è preziosissimo e da molti sottostimato. C’è un limite a tutto, ora si chiede buon senso e rispetto in primis per l’essere umano e le sue attività”.
Silvia Gandolla: “Non solo col fucile si risolve il problema”
Sul fronte opposto, Silvia Gandolla, biologa faunista che rappresenta il WWF nel Gruppo di lavoro grandi predatori, intervistata da LaRegione: “Capisco la frustrazione e la rabbia degli allevatori, ma ripeto che non è solo col fucile che si risolve il problema dei lupi. Sono trent’anni che la Confederazione deve fare di più che consigliare l’uso di recinzioni, l’acquisto di cani pastore ed elargire sussidi per caprini e ovini uccisi. La politica agricola deve cambiare e adattarsi. Dal lato pratico, ci sono diverse strade da percorrere, tutti insieme, per migliorare il contesto. Pensiamo al supporto della tecnologia e al miglioramento della comunicazione/informazione, come pure alla formazione e messa a disposizione di guardiani. Il rischio zero predazioni non ci sarà mai, inutile illudersi, ma non è abbattendoli che risolveremo le criticità”.
Ricordiamo che dal 15 luglio dello scorso anno un lupo potrà essere abbattuto se avrà sbranato 10 capre o pecore e non più 15 come in precedenza, a patto che gli allevatori abbiano disposto recinzioni e usato cani da gregge. “Ma non è cancellando un branco a colpi d’arma da fuoco che riusciremo a prevenire gli attacchi e a condividere l’habitat. Noi lavoriamo per salvare la specie, non il singolo esemplare”, conclude Gandolla, che invita le istituzioni a snellire la burocrazia: “Troppe carte. Tutto va velocizzato, bisogna aiutare il settore dell’allevamento attraverso procedure semplificate e maggiori sostegni pratici ed economici”.