ANALISI
Guardie di confine, voto di comunicazione: 0! Continua il silenzio bernese sul caso che ha scosso i vertici ticinesi. Ma cos'è? Un segreto di Stato?
Nell’era della comunicazione globale il livello di comunicazione delle Guardie di confine meriterebbe una scenetta dei ‘Frontaliers’
TiPress/Gabriele Putzu

Nell’era della comunicazione globale il livello di comunicazione delle Guardie di confine meriterebbe una scenetta dei ‘Frontaliers’. Voto assolutamente insufficiente. Diciamo 1, per non dire 0.

 

Nel senso: non si può immaginare di gestire il caso che sta scuotendo l’intero corpo ticinese delle Guardie pensando di cavarsela con il ridicolo comunicato stampa del 17 agosto scorso: “L'Amministrazione federale delle dogane è stata informata che presso la Regione guardie di confine IV (Ticino) si sarebbero verificate alcune irregolarità. A seguito, il direttore dell'Amministrazione federale delle dogane ha richiesto immediatamente al capo del Dipartimento l'apertura di un'inchiesta amministrativa”.

 

Eppure da allora, quindi da oltre un mese, sul caso è calato un silenzio di tomba, e le notizie, più o meno confermate, sono uscite sui vari media a spizzichi e bocconi.

 

Perfino il trasferimento del comandante, Mauro Antonini, non è stata ritenuta misura degna di una comunicazione ufficiale all’opinione pubblica. La notizia è stata sì comunicata, ma solo internamente, dal direttore dell’Amministrazione federale delle dogane, Christian Bock, con una nota trasmessa a tutti i collaboratori delle dogane e delle guardie attivi a livello nazionale. Della serie: noi parliamo solo tra di noi. Ovviamente la news è filtrata poche ore dopo… Cioè, stiamo parlando del comandante delle Guardie di tutto il Ticino, non della “guardia de cunfin elvetica” Loris J. Bernasconi…

 

Dopo il trasferimento di Antonini (senza ulteriori informazioni) la conduzione delle Guardie ticinesi è stata affidata ad interim a Silvio Tognetti, direttore dell’Amministrazione doganale del quarto circondario.

 

“Simili misure in materia di personale – ha spiegato sempre internamente Bock – sono normali in siffatte situazioni e non sono il risultato dell'inchiesta in corso”. Ha poi aggiunto che nel frattempo la Giustizia militare ha avviato l'assunzione preliminare delle prove. Ah beh, allora stiamo freschi: sul caso è calato il segreto militare.

 

Attenzione: Non stiamo parlando di un’azienda privata, che può anche decidere di trincerarsi dietro il silenzio quando scoppia uno scandalo, ma di un servizio pubblico.

 

E non è possibile che dopo più di un mese non ci sia nemmeno stato uno straccio di comunicato stampa, almeno per circostanziare i fatti appurati e contestati.

 

Il trasferimento di un alto ufficiale (responsabile del personale) e del comandante, e la sospensione di un terzo ufficiale, capo dello Stato maggiore, e il recente trasferimento di un sergente maggiore, sono misure che, pur nel rispetto delle persone coinvolte e del segreto istruttorio e di qualsivoglia altro principio, non solo meritano ma esigono una comunicazione pubblica.

Non bisogna dire tutto: bisogna dire quello che si può, ma bisogna dirlo, e non lasciare aleggiare i sospetti di chissà quali colpe o negligenze o nefandezze (perché in queste settimane son girate voci di tutti i colori) attribuite agli ‘inchiestati’. Come all’inizio della vicenda, quando circolava la notizia che del caso si stesse occupando il Ministero pubblico della Confederazione. Notizia peraltro mai smentita ufficialmente da Berna.

 

In ogni caso, alla fine le informazioni escono comunque, e si è così venuto a sapere della lettera firmata da 130 guardie nella quale si denunciavano certi metodi poco ortodossi del capo del personale, come trasferimenti forzati e cose simili. La lettera che ha portato all’apertura dell’inchiesta.

 

E si è venuto a sapere (il riassunto l’ha fatto oggi il Corriere del Ticino) che c’era anche una piccola “cassa nera” gestita dal responsabile dello Stato maggiore e dagli ufficiali del comando in cui sarebbe confluita parte dei bonus destinati da Berna agli agenti meritevoli. Non solo: parte del ricavato benefico dell’operazione tv ‘Frontaliers’ – 150.000 franchi – sarebbe stato versato all’associazione React, attiva sul fronte delle tecnologie per disabili, tra i cui fondatori figurano, tra gli altri, Antonini e il capo del personale…

 

Ma da Berna silenzio di tomba... quasi fosse un segreto di Stato.

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