SECONDO ME
Bruno Cereghetti: "Quando lo Stato fa cassetta sui malati"
“In Ticino i contributi per i pazienti sottoposti a cure acute e transitorie, sono fissati in 50 franchi giornalieri; ossia 35 franchi al di sopra dei limiti federali, invalicabili”
TiPress/Alessandro Crinari

di Bruno Cereghetti *

Quando dopo un’ospedalizzazione, prima del ristabilimento definitivo una persona ha bisogno ancora di cure importanti esistono due possibilità a dipendenza dell’intensità dei trattamenti necessari: i RAMI (reparti acuti di minore intensità) se i trattamenti sono più intensi, e i CAT (cure acute e transitorie), per pazienti in età AVS, se lo sono meno. Per legge federale, le prestazioni CAT devono essere rimunerate secondo le disposizioni sul finanziamento ospedaliero (art. 25a cpv. 2 LAMal).

I disposti normativi federali prevedono che il paziente debba pagare un contributo giornaliero ai costi di degenza ospedaliera pari a 15 franchi, che non è dovuto per il giorno della dimissione (art. 104 OAMal). Essendo disposizioni imperative di diritto superiore, i Cantoni non hanno potestà alcuna in materia. Eppure in Ticino i contributi per i pazienti CAT sono fissati in 50 franchi giornalieri; ossia 35 franchi al di sopra dei limiti federali, invalicabili.

La crassa violazione del diritto federale è palese. E doppiamente immorale, a mio giudizio. Primo perché, violando la legge di rango superiore, si situa nell’illegalità pura, e secondo – ma last but not least – perché va a colpire la parte più debole della popolazione, ossia le persone in età AVS malate. Si tratta di una brutta vergogna di Stato. Se per legge il finanziamento dei CAT deve avvenire in analogia al finanziamento ospedaliero, a maggior ragione lo deve essere per i RAMI, che come contenuto sanitario sono superiori ai CAT. Ed è quello che è stato previsto dall’allora Commissione speciale di pianificazione ospedaliera (CPO), dove la partecipazione ai costi di degenza era preconizzata in 15 franchi giornalieri, nel pieno rispetto del diritto federale.

Sia detto a complemento: i RAMI sono stati creati dalla CPO e non dal DSS, che a quel tempo proponeva un modello astruso e inguardabile. Poi è arrivato il colpo di mano dell’ultimo momento, pochissimo tempo prima delle deliberazioni in Parlamento (15 dicembre 2015), purtroppo andato a segno, che ha implicato la misura non solo illegale, come hanno statuito sia il Tribunale amministravo federale che l’Ufficio federale della sanità pubblica, ma anche antisociale e gravemente discriminatoria verso le persone malate che devono far capo ai RAMI, costrette a pagare 30 franchi al giorno per i costi di degenza. Il disegno di pianificazione attuale, che approderà in Parlamento il prossimo mese di novembre, ha semplicemente clonato questa aberrazione. L’auspicio è che al colpo di mano antisociale del 2015 faccia seguito, come antidoto, un atto riparatore di giustizia sociale, ma anche di giustizia tout court, che proponga al plenum l’emendamento all’art. 66e bis lett. b) LCAMal, portando i contributi per giornata di cura a carico dei pazienti RAMI dai 30 franchi previsti dal Messaggio ai 15 franchi decretati dalla legislazione federale.

Rimarrebbero altre anomalie di finanziamento dei RAMI per difformità palesi rispetto al diritto federale, ma almeno sarebbe apportata giustizia nei confronti dei pazienti. Si tratterebbe di atto di legalità da parte di un Parlamento che è stato accorto nel cassare la tassa di collegamento e la modifica della progressione a freddo per i danni sociali che avrebbero arrecato.

Vi è solo da sperare che faccia altrettanto per i pazienti dei RAMI. Perché è immorale che lo Stato lucri sui malati.

* già responsabile dell'Ufficio assicurazione malattia

 

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