SECONDO ME
Gehri e Casanova: "Perché diciamo no all'iniziativa sul 10%"
Il presidente della Camera di commercio e la sua omologa dell'AITI firmano un appello congiunto
TIPRESS

di Nicoletta Casanova, presidente Aiti, e Andrea Gehri, presidente Cc-Ti
 

Mancano poche settimane a due momenti attesi che, in qualsiasi caso, avranno un impatto importante sui cittadini ticinesi: la comunicazione dei premi di cassa malati per il 2026 e, al contempo, il voto sull’iniziativa estrema “Per il 10%” della sinistra, che vuole attingere ulteriori 300 milioni di franchi alle già fragili casse del Cantone ed estendere uno dei sistemi di sussidi già oggi più generosi in Svizzera. Ammettiamolo: il rischio di vedersi comunicare un nuovo aumento dei premi – quale riflesso dei costi della sanità ormai fuori controllo – è reale. Il cittadino, impotente nei confronti dell’ennesimo aumento della sua fattura, vedrà verosimilmente affibbiarsi così altri oneri che si aggiungono a un periodo di inflazione che ha fatto lievitare i costi in molti settori e ambiti.

Di fronte alla staticità in materia di politica sanitaria – negli ultimi anni solo la riforma Efas è stata degna di tale nome – e ben coscienti che l’iniziativa del 10% non ridurrà di un franco la spesa sanitaria, la tentazione di lanciare un segnale forte alla politica è grande. Molte delle riforme bloccate nella sanità sono di competenza federale, alcune – su tutte la pianificazione ospedaliera – sarebbero invece in mano “nostra”. La necessità di agire è incontestabile, soprattutto nel Cantone che registra la spesa sanitaria pro capite più alta in Svizzera.

Ma questo risultato non è frutto del caso: oggi in Ticino si ricorre ai pronto soccorso più spesso che in ogni altro Cantone, lo stesso vale per le cure a domicilio, e il Cantone dispone del maggior numero di farmacie per abitanti del Paese, mentre il tasso di ospedalizzazione è superiore solo nel Giura. In generale, la forte densità di offerte di prestazioni sanitarie – quasi 20 strutture ospedaliere e un numero crescente di centri medici sul territorio – pone il Ticino ad affrontare costi della sanità del 25% superiori alla media svizzera. Sappiamo essere un tema sensibile, ma tutto questo ha un prezzo che pagano i cittadini assicurati con i premi, ed è un dato di fatto.

In questo contesto, l’iniziativa del Partito socialista è pericolosa: non solo negli effetti, che ignorano completamente i generatori di costi nella sanità, ma perché legittima questi costi, togliendo pressioni per riforme, andando a ridistribuire fino a 700 milioni di franchi, pari a circa il 15% di tutte le spese del Cantone. La fattura per il cittadino? Doppia: oltre alla fattura sanitaria, gli stessi iniziativisti promettono aumenti delle imposte a tutti i livelli, per tutte le categorie di contribuenti. E questo in grande stile, con aumenti superiori al 20 per cento.

Il 28 settembre sarebbe bene non farci prendere dal panico e votare No all’iniziativa per il 10% e, per restare in campo sanitario, agire al più presto sul vero paziente malato: il sistema sanitario.

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