Il coordinatore della Lega a cuore aperto sulla Regione: "Ma sono solo attimi. Le difficoltà non mi spaventano". E sull'arrocchino....
LUGANO - È un Daniele Piccaluga a cuore aperto, quello che dalle pagine della Regione ripercorre le tensioni vissute negli ultimi mesi, tra la vicenda arrocco e quella del rapporto segreto. Dossier che hanno scosso la politica cantonale scatenando un tornado di polemiche che, giocoforza, ha investito la Lega e il suo coordinatore. Anche emotivamente.
E proprio dell'aspetto emotivo parla Piccaluga, nell'intervista concessa a Jacopo Scarinci. C’è stato qualche momento in cui, si è chiesto chi gliel’ha fatto fare, gli viene chiesto. Risposta: "Francamente sì, e più volte. Dico di più: in certi giorni, quelli in cui sembra che tutto remi contro, ho anche accarezzato l’idea di mandare tutti a quel paese e tornare alla mia vita di prima. Ma sono attimi. Reazioni di pancia, come i temporali estivi: fanno rumore, ti inzuppano l’anima, ma poi passano. A volte basta l’abbraccio di mio figlio, uno sguardo complice di mia moglie, o una chiacchierata schietta con chi condivide questo cammino perché il sorriso torni a galla. (...) Quando ti ritrovi catapultato al centro del vortice, impari a nuotare in fretta. Ma va bene così. Le difficoltà non mi spaventano: ti mettono alla prova, sì, ma se le attraversi con onestà, ti rendono più solido. E più vero. Con fatica, sinceramente. L’equilibrio non è un punto fermo, è un esercizio quotidiano. Ci sono giorni in cui tornai a casa con la testa ancora piena di riunioni e polemiche, e altri in cui basta una cena in famiglia per riportarti a terra. La verità è che la politica ti prende tutto, se glielo permetti. Ma io cerco di non dimenticare chi sono fuori dai ruoli: un marito, un padre, un amico. E bisogna anche avere il coraggio di spegnere il telefono. Altrimenti non guidi nulla: né la Lega, né te stesso".
Piccaluga torna anche sul tema dell'arrocchino e sulla prossima seduta straordinaria del Gran Consiglio, convocata il 25 di agosto per discutere la decisione del Governo. E dice questo: "In un cantone dove per anni non si è mosso nemmeno un fermacarte, basta un riassetto operativo per scatenare l’apocalisse politica. Lo scambio di dossier tra Zali e Gobbi? Un cambiamento concreto, interno a un governo che guarda caso non è abituato a rimescolare le carte. Ed ecco quelli che “cambiare no, disturbare mai” andare nel panico. Roba che, in un Paese normale, occuperebbe due righe in un verbale. Qui invece si organizza una liturgia agostana, con tanto di indignazione a gettone. Per i partiti bonsai e i moralisti part-time è l’occasione perfetta: convocare una seduta straordinaria, fare scena davanti alle telecamere e recitare la parte di chi “vuole chiarezza”. La Lega ha fatto una mossa legittima e utile. Alla fine, non cambierà nulla per i politici, ma qualcosa sì che cambia: il saldo del cittadino, che paga anche stavolta".