"Abbiamo provato a costruire un dialogo, ma ci siamo scontrati con un sistema che difende sé stesso. Chiediamo un gesto di rettitudine e responsabilità, per dimostrare che le istituzioni possono ancora riconoscere i propri errori”
MENDRISIO - Il collettivo di studenti ed ex studenti del Centro Professionale Tecnico (CPT) di Mendrisio è tornato a rivolgersi al Consiglio di Stato con una nuova lettera. Dopo mesi di tentativi di dialogo con il DECS, i ragazzi denunciano la mancanza di ascolto da parte delle istituzioni e ribadiscono il loro sostegno al professor Roberto Caruso, recentemente licenziato nonostante – sostengono – fosse molto stimato in classe. Nella missiva, Scintilla Studentesca chiede al Governo di fare un passo indietro e di riammettere il docente, come gesto di giustizia e di rispetto verso la voce degli studenti.
Stimati Consiglieri di Stato e Cancelliere,
siamo studenti ed ex studenti del Centro Professionale Tecnico di Mendrisio e vi scriviamo nuovamente perché sentiamo il bisogno di far arrivare forte e chiara la nostra voce. Siamo parte di Scintilla Studentesca, un collettivo di studenti ed ex studenti del settore professionale nato per dare spazio a chi, come noi, troppo spesso non viene ascoltato.
Da tempo seguiamo con amarezza la vicenda del professor Caruso. La sentenza del Tribunale Amministrativo che conferma il suo licenziamento ci ha lasciati senza parole. Dopo che la sua sospensione era stata annullata, avevamo sperato nel suo ritorno in classe: per noi sarebbe stato un segnale positivo e di rinnovamento. Invece non è successo e questo, oltre a essere un’occasione persa, ci sembra anche un precedente grave per tutta la scuola.
Quello che ci lascia più perplessi è l’atteggiamento del DECS. Non capiamo come un docente stimato da studenti e colleghi, sempre attento al nostro percorso, possa essere considerato scomodo e licenziato per mancanza di fiducia. Una motivazione stucchevole. La fiducia di chi? Perché la nostra, di studenti, il professor Caruso l’ha sempre avuta.
La legge che ha permesso il licenziamento del professor Caruso consente decisioni basate anche su motivazioni soggettive, senza bisogno di fatti comprovati. Ma se la soggettività diventa il solo metro di giudizio, allora è ancora più grave ignorare quella degli studenti, che hanno espresso in modo chiaro la loro fiducia e il loro sostegno al docente. È difficile accettare che la voce di chi vive la scuola ogni giorno conti meno di impressioni interne o logiche di potere. Dunque, ci chiediamo: per chi è davvero la scuola? Abbiamo cercato più volte il dialogo. Dopo molti tentativi, il 13 settembre siamo stati ricevuti dalla direttrice del DECS, Marina Carobbio. In quell’incontro abbiamo raccontato con esempi concreti cosa, a nostro parere, non funziona nella scuola: disorganizzazione, lezioni gestite male, mancanza di ascolto, comportamenti inaccettabili da parte di chi dovrebbe dare l’esempio. In tutto questo, il professor Caruso è stato l’opposto: ci ha motivati, ci ha aiutati a recuperare, ci ha fatto sentire capaci. Eppure, la nostra impressione è stata che l’unica preoccupazione fosse evitare che le nostre testimonianze diventassero pubbliche. Il verbale che ci è stato inviato non riportava quello che avevamo detto; lo abbiamo restituito chiedendo correzioni, ma non abbiamo ricevuto risposta.
Poco dopo abbiamo saputo che il licenziamento del professor Caruso era già stato deciso: la conferma che la nostra voce non conta.
Nonostante tutto, non ci siamo fermati: abbiamo continuato a raccogliere segnalazioni da altri studenti e a febbraioabbiamo pubblicato una lettera aperta al direttore del centro. Anche questa volta: nessun cambiamento. Chi denuncia viene ignorato, chi sbaglia rimane al suo posto.
Non volevamo arrivare a questo punto. Abbiamo provato a costruire un dialogo, ma ci siamo scontrati con un sistema che difende sé stesso. Per noi, il licenziamento del professor Caruso è solo il modo più semplice per eliminare chi prova a cambiare le cose.
Il nostro desiderio è chiaro e semplice: una scuola seria, con persone competenti, capaci di ascoltare e di rispettare gli studenti. Una scuola che metta al centro empatia e fiducia, non silenzi e diffidenze.
Per questo chiediamo al Consiglio di Stato di tornare sui propri passi. Vi chiediamo un gesto concreto, un segnale di rettitudine e responsabilità: riassumere il professor Caruso. Non solo per sanare un’ingiustizia, ma per dimostrare che le istituzioni possono ancora riconoscere i propri errori, mettere al centro gli studenti e ricostruire fiducia.
In attesa di una vostra risposta,
Cordiali saluti.
Scintilla Studentesca – studenti ed ex studenti del CPT di Mendrisio