POLITICA E POTERE
Roberto Caruso non tornerà in classe
Il Tram respinge il ricorso del docente della Spai: "Occasione mancata" per studenti e legali
TiPress / Francesca Agosta

LUGANO - Il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) ha respinto il ricorso di Roberto Caruso, docente della Spai di Mendrisio licenziato lo scorso anno dal Consiglio di Stato. Dopo oltre trent’anni di carriera, l’insegnante non potrà dunque rientrare in aula. Una decisione che mette la parola fine a una lunga battaglia, sostenuta dall’Ocst e da centinaia di studenti che si erano schierati pubblicamente al suo fianco.

Il Tram ha confermato la rottura del rapporto di fiducia tra Caruso e il datore di lavoro, richiamandosi all’articolo 60 della Lord. Proprio su questo punto, l’insegnante contesta la scelta dei giudici: “Si è dato peso a circostanze soggettive, non a fatti concreti. Più che un reale venir meno della fiducia, è stata un’azione punitiva”. L’ultima carta a disposizione resta il Tribunale federale, ipotesi al vaglio.

Amareggiato ma non rassegnato, Caruso accetta il verdetto “per senso civico”, pur ritenendo che un esito diverso “avrebbe rappresentato qualcosa di giusto e di buono per la scuola”. Ricorda il sostegno ricevuto dagli allievi e ribadisce di aver sempre agito per tutelare gli studenti e denunciare problemi organizzativi e deontologici all’interno dell’istituto. “Mi dà fastidio – afferma – che le accuse non siano state provate. Si è preferito seguire la linea dei funzionari”.

Il suo avvocato, Stefano Fornara, parla di “un’occasione mancata”. Secondo il legale, il Tram avrebbe potuto entrare nel merito delle contestazioni, invece si è limitato a rilevare il contrasto nei rapporti fra docente e direzione. “Non si è voluto capire davvero. E colpisce che nemmeno l’età del professore, 62 anni, sia stata considerata, malgrado la giurisprudenza sul tema. Nessuna nota critica nemmeno al Decs, che non ha cercato una mediazione prima di arrivare al licenziamento”.

Delusi anche gli allievi che avevano dato vita al movimento Scintilla studentesca. “È stata una brutta botta – raccontano –. Ci aspettavamo un ritorno in aula del professore, sarebbe stato un segnale di cambiamento. Invece nulla è mutato, i problemi che avevamo denunciato rimangono e in certi casi peggiorano”. Gli studenti denunciano una scuola poco attenta ai loro bisogni: “Si è scelto di eliminare un problema, ma se lui lo era, allora lo siamo anche noi”.

Caruso non parla di sconfitta: “Per me non era questione di vincere o perdere. Resta il valore del sostegno ricevuto. Ora mi auguro che la politica sappia trarre lezione da questa vicenda e che si lavori davvero per risanare la scuola”. Dal canto loro, i ragazzi promettono di non fermarsi: “Vogliamo una scuola più giusta, dove la fiducia degli studenti conti davvero”.

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