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07.06.2024 - 11:100

Regazzi vs RSI, interviene Marchesi. E ne ha per tutti

"C'è una chiara strategia per colpire i sostenitori dell’iniziativa sul canone “200 franchi bastano!”. Prepariamoci"

di Piero Marchesi*

La recente polemica tra Fabio Regazzi e il moderatore del programma "Democrazia Diretta" sulla Riforma fiscale è un chiaro esempio di manipolazione mediatica. Regazzi ha giustamente criticato il moderatore per la sua evidente parzialità, evidente a chiunque abbia visto la trasmissione. Il giornalista sembrava più un militante del fronte contrario che un moderatore imparziale del servizio pubblico.

Ciò che stupisce non è tanto questo ennesimo episodio di parzialità del servizio pubblico, quanto piuttosto la reiterata e insistente polemica alimentata dall'Associazione Ticinese Giornalisti (ATG) e da altre associazioni di chiaro orientamento socialista. Il suo presidente è Roberto Porta, che è un giornalista RSI, mentre la nota penna dall’inchiostro rosso, è il direttore de La Regione Ritzer. Il portale Naufraghi, è infarcito di giornalisti socialisti, tra cui Aldo Sofia, guarda caso, ex RSI. Sono ben 11 giorni che, ben coordinati tra loro, tentano di gettare benzina sul fuoco, cercando di dimostrare che il settore dei media e la sua presunta indipendenza sarebbe sotto attacco da politici e ambienti a loro ostili.

Il settore dei media, in particolare quello del servizio pubblico cui la RSI fa capo, può avere un futuro se sarà capace di fornire un'informazione di qualità, equidistante e capace di rappresentare le varie opinioni senza censure e pregiudizi. Aspetti che fanno spesso difetto alla RSI.

Piuttosto, questo attacco a Regazzi – che non ha certamente bisogno della mia difesa – rientra nella strategia nemmeno troppo velata di colpire i politici che fanno parte del comitato promotore dell’iniziativa “200 franchi bastano”. Tale iniziativa è stata lanciata dall’UDC, dall’USAM (di cui Regazzi è presidente) e dai Giovani Liberali. Questi ultimi dovranno ora aspettarsi simili attacchi da parte di chi, anche attraverso gli strumenti del servizio pubblico, combatte un’iniziativa popolare legittima e sacrosanta? Interrogarsi sul tipo di servizio pubblico che desideriamo e quanto debba costare mi pare legittimo e non dovrebbe autorizzare chi ne è toccato ad attaccarne strumentalmente i promotori.

A fine estate scorsa, io e il mio collega Marco Chiesa siamo stati oggetto di diversi servizi della RSI al Quotidiano e al TG, guarda caso solo un mese prima delle Elezioni federali. In questi servizi venivamo accusati di operare in modo abusivo tramite la nostra fiduciaria, la Ticiconsult. L’accusa è in seguito caduta a seguito della risposta del Consiglio di Stato, che ha confermato l’assenza di irregolarità. Anche in questo caso l’occasione era ghiotta per colpire i nemici con tutti i mezzi disponibili, compresi quelli offerti dal servizio pubblico. Da fonti interne, siamo venuti a conoscenza che la RSI in quel periodo aveva addirittura creato un team di sette persone per occuparsi del “Caso Ticiconsult”, ci si chiede infatti quante persone dedicano quando trattano temi seri. Inoltre, in quelle settimane, la stessa RSI ha promosso una serie di vergognose azioni per cercare di metterci in difficoltà, che qui vi risparmio di raccontare. Anche per questo episodio, i media come La Regione e i Naufraghi si sono spesi senza riserve per alimentare la polemica e gettare discredito su due promotori dell’iniziativa. Ovviamente, quando rispondendo a un’interrogazione il Consiglio di Stato ha confermato l’assenza di irregolarità all’interno di Ticiconsult, i media si sono limitati a brevi trafiletti, alcun servizio al TG, ancor meno al Quotidiano.

L’obiettivo di questi attacchi è piuttosto chiaro e non bisogna neppure scavare troppo per trovarlo: una parte del settore dei media, da qui alla votazione sull’iniziativa “200 franchi bastano”, cercherà in ogni modo e con ogni mezzo, anche quelli messi a disposizione con i soldi del canone più caro del mondo, di colpire e mettere in cattiva luce i sostenitori dell’iniziativa. Come disse Andreotti, “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina’.” In questo caso tutti gli elementi confermano che, anche se andati a vuoto, i casi Ticiconsult e Regazzi sono solo i primi di una lunga serie e che non fermeranno chi ha deciso di combattere l’iniziativa popolare con ogni mezzo. Prepariamoci.

*presidente e Consigliere Nazionale UDC

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